Da quando è al Viminale la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha bloccato più navi delle Organizzazioni Non Governative rispetto al suo predecessore Matteo Salvini, che della guerra alle Ong aveva fatto un vanto quotidiano. La ministra, utilizzando lo strumento del fermo amministrativo invece dei sequestri è arrivata a tenerne ferme fino a 7 mentre il Capitano non aveva mai superato la cifra di quattro.
“Lamorgese ha bloccato più navi Ong di Salvini”
A fornire i dati sui blocchi delle navi delle Organizzazioni Non Governative è stato il ricercatore Matteo Villa dell’Ispi e ne parla oggi il Corriere della Sera. Che elenca le imbarcazioni bloccate tra il 9 ottobre e il 31 dicembre 2020 dalla ministra dell’allora governo Conte: (Jugeng Rettet, Sea Watch 3, Sea Watch 4, Eleonore, Alan Kurdi, Ocean Viking e Louise Michel) mentre nell’estate 2019, quella dell’attivismo di Salvini contro le Ong poi culminata con la crisi del Papeete e la caduta del primo governo Conte in cui la maggioranza era composta da Lega e MoVimento 5 Stelle, si era arrivati al massimo a quattro.
L’ammiraglio in congedo Vittorio Alessandro, portavoce della Guardia Costiera al tempo di Mare Nostrum, dice al quotidiano che “la linea di Salvini, da lui soltanto declamata, è stata pressoché rispettata anche dopo la conclusione del suo ministero”. Con un cambiamento nell’uso degli strumenti legislativi: fino a settembre 2019 contro le navi umanitarie si usava il sequestro penale derivante dall’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lamorgese ha usato lo strumento del fermo amministrativo, con un cambio di passo: dissuasione burocratica invece di minaccia penale.
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Con Salvini le navi delle Ong sono rimaste attive in mare 67 giorni e hanno atteso 263 giorni davanti alle coste italiane l’assegnazione di un Pos. Con Lamorgese i giorni di attesa in mare sono diventati 289 e l’attesa del Pos è arrivata a 159 giorni. I provvedimenti puntano su irregolarità tecniche, di quelle di solito contestate ai battelli commerciali.
L’inchiesta di Siracusa sulle Ong
Intanto la Procura di Ragusa ha contestato a quattro indagati a quattro indagati le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione delle norme del codice della navigazione. Si tratta dell’ex disobbediente Luca Casarini, dell’ex assessore comunale di Venezia Beppe Caccia, del regista Alessandro Metz e del comandante Pietro Marrone. Secondo i pm in cambio di “un’ingente somma”, simulando un’emergenza sanitaria a bordo, hanno preso in carico i 27 migranti salvati in mare dalla Maersk Etienne, che li aveva soccorsi 37 giorni prima, che è tornato così ad essere ‘libera’ di riprendere l’attività commerciale. A pagare sarebbe stato l’armatore della nave danese. A incassare quelli della Nave Jonio che operava soccorsi in mare per conto della Mediterranea saving humans.
La Ong parla di “accuse pesanti”, ma che “in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare” e di “‘teorema giudiziario’, in cui si ipotizza che le attività di soccorso e salvataggio siano preordinate allo scopo di lucro”. “La ‘macchinazione’ ipotizzata”, sostiene la Ong, è “talmente surreale da rendere evidente quale sia il primo e vero obbiettivo di questa operazione”: quello di “creare una ‘macchina del fango'”. Ieri in un’intervista rilasciata a La Stampa Lamorgese ha detto che lei e il Capitano remano nella stessa direzione: “L’azione di governo deve mirare ad individuare un punto di equilibrio, senza forzare in un senso o nell’altro, che offra garanzie sufficienti a tutte le posizioni campo. Con questo spirito, due giorni fa ho ricevuto al Viminale il senatore Matteo Salvini“.