Alla coerenza sbandierata come un merito, nonostante il più delle volte coincida con l’incapacità di rivedere le proprie posizioni, preferisco chi – cambiando idea – si emancipa, non certo per convenienza ed opportunità – dalla schiera di quegli stolti che morirebbero abbarbicati a un personale punto di vista per “partito preso” e non per una reale convinzione.
Procreare a ogni costo non è una conquista. Mentre nulla è più grande dell’adozione
Sulla “gestazione per altri” io sono stata portata a rivedere la mia posizione, che trovandomi pubblicamente a favore sino a qualche anno fa – anche nei salotti televisivi che sul tema diventano incandescenti – oggi si è trasformata in un fermo rifiuto grazie al rapporto con mia figlia di quasi dieci anni. La genitorialità, che non è un diritto e non coincide solo con il dato biologico (si è genitori quando si adempie alla propria missione educativa, pur avendo adottato il proprio figlio) costringe ad uscire dal guscio dell’individualismo mettendo al centro le esigenze del bambino la cui identità si costruisce innegabilmente grazie anche alla propria storia, che spesso è ossessivamente oggetto delle domande dei bambini stessi.
Quante volte vi sarà capitato di sentire insistere un bambino per sapere come si siano conosciuti i propri genitori, chi erano “prima di lui”, come siano venuti a mancare se non ci sono più, o se è ancora amato, quando i genitori si lasciano? La ricostruzione delle proprie origini è decisiva per sapere quanto è stato amato e voluto nell’atto della sua venuta al mondo, dove la “venuta al mondo” coincide per i tanti bambini abbandonati dai genitori naturali con l’adozione da parte di una coppia, di qualunque orientamento sessuale questa sia, che offra a lui un progetto di vita fondato sull’amore.
Non posso sostituire in modo generalizzato il punto di vista di un bambino nato attraverso la gestazione per altri, ma voi come pensate che vi sentireste sapendo di essere nati attraverso una transazione economica e il corpo di una donna (vostra madre) – magari in una condizione di indigenza che è stata costretta a venderlo – usato con questa sola finalità? E se invece fosse stati quel bambino abbandonato in attesa di essere adottato e incontraste il bambino da “catalogo”, quello venuto al mondo perché scelto a tavolino, quante altre volte ancora vi sentireste abbandonati?
Essere genitori induce, accompagnando i propri figli nella crescita, a ricordarsi cosa significa esser bambini e a rendere proprio quel punto di vista per proteggerlo e aiutarlo a diventare uno sguardo sul mondo forte e libero. Quando oggi ho deciso di dedicare queste righe al tema, un caro amico politico progressista mi ha detto con la confidenza che contraddistingue il nostro rapporto: “ma ti conviene esporti su un tema tanto scivoloso?”. Su un simile tema, l’unico padrone a cui dare ascolto è la propria coscienza: non c’è disciplina di partito o linea editoriale che comandi ed essere timidi o silenti è imperdonabile.
Ho coppie di amici che grazie anche ai loro importanti conti correnti sono ricorsi alla gestazione per altri in paesi dove questa pratica è legalizzata, e tocco con mano l’amore che destinano a quei bambini, ma li inviterò in una casa famiglia per incontrare lo sguardo di uno dei tanti minori nell’eterno limbo delle adozioni che – questa si deve essere missione della politica – vanno snellite e agevolate per qualsiasi coppia, o singolo, degno di “farsene carico”.
L’iniziativa della Lega prevista per il 14 Maggio, in occasione della festa della mamma, avrebbe avuto una forza maggiore se il partito fosse a favore del certificato di filiazione europeo che serve per tutelare i minori nati dalla gestazione per altri garantendone i diritti. Perché quei bambini oggi esistono e non hanno colpe, né possono pagare le nostre.