Sembrava che Kamala Harris fosse avviata a una splendida vittoria e invece ha perso. Nessuno ha spiegato com’è potuto succedere.
Luigi De Mura
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Gentile lettore, era utopia aspettarsi che lo spiegassero i mass media che avevano esaltato come una grande statista l’inesistente figura della Harris e prima avevano nascosto l’evidenza e cioè che Biden non era in condizioni psicofisiche di guidare una nazione cosicché l’America per quattro anni è stata pilotata dietro le quinte da un comitato di potere. La stampa rifletteva le posizioni di quasi tutti i governi europei e, in linea coi dem americani, dipingeva Trump come un selvaggio, una minaccia alla magnifica democrazia americana. Una voce discorde era stata quella di Federico Fubini, che sul Corriere della sera aveva definito “imbarazzanti” i problemi cognitivi di Biden e descritto la Harris per ciò che era, una nullità. Benché sia un cantore acclamato della splendida America, Fubini era stato attaccato da tutti gli intellettuali del pensiero unico. Dopo il voto s’è preso la rivincita con un articolo di fuoco, in cui scrive che i dem hanno sbagliato tutto: hanno “scatenato” su Trump “una ridda di inchieste giudiziarie spesso inconsistenti” e “lo hanno demonizzato dandogli del fascista, implicitamente insultando mezza America che lo sosteneva”. E che la nomina della Harris, “pessima candidata”, era nata “in una logica mafiosa” per aver lei partecipato “alla congiura omertosa del silenzio sulla salute di Biden”. Sono cose che qui avevamo sempre detto, ma è divertente che a posteriori le scopra anche il Corriere. Lo legga, quell’articolo: è uno spasso.
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