In un Paese in cui ogni giorno la povertà morde più forte, la legge di Bilancio non contiene le risposte concrete e strutturali che la drammatica situazione imporrebbe. È questo il giudizio dell’Alleanza contro le povertà in Italia, sigla che unisce un ampio numero di soggetti sociali tra cui Acli, Arci, Caritas, Cgil e Cisl, espresso in audizione alle Commissioni riunite Bilancio dei due rami del Parlamento.
La povertà assoluta in Italia è una realtà che ormai coinvolge stabilmente oltre 5,7 milioni di persone, il 9,7% della popolazione, come attestano i più recenti dati dell’Istat. Numeri che non conoscono sosta e che, piuttosto, disegnano un panorama di crisi sistemica, diffusa e consolidata, in cui l’8,4% delle famiglie italiane vive al di sotto di una soglia di dignità minima. A fronte di questo quadro, ci si aspettava dal governo un piano all’altezza. Ma l’Alleanza contro la povertà denuncia apertamente le gravi lacune del disegno di legge di bilancio, che – come dichiarato dal portavoce Antonio Russo – “non prevede risorse adeguate e rifiuta il principio dell’universalismo selettivo, puntando su misure che escludono ampie fasce della popolazione”.
Un Paese sempre più povero: numeri che chiedono risposte
L’assegno d’inclusione (ADI), il perno delle nuove misure, è, per l’Alleanza, una risposta insufficiente. Vincolato a categorie specifiche, infatti, è destinato esclusivamente a famiglie con minori, disabili o anziani. Così si trasforma in una misura limitata, che ignora una parte consistente dei nuovi poveri e tradisce l’impianto del Reddito di cittadinanza, che rappresentava uno strumento universalistico di protezione per chiunque si trovasse in difficoltà. A peggiorare il quadro, sottolinea l’Alleanza, è la drastica riduzione del Fondo di finanziamento dell’ADI, che ha subito prima un taglio di 200 milioni, poi ulteriori 100 milioni, segnando un divario doloroso rispetto ai bisogni reali.
“Risorse risparmiate, piuttosto che reinvestite per contrastare la povertà stessa,” denuncia Russo. L’ADI copre oggi solo poco più della metà delle famiglie che beneficiavano del Reddito di cittadinanza nel primo trimestre 2023: se prima erano 1,3 milioni, oggi sono appena 695.000 i nuclei sostenuti, un calo del 52,5% che ha ristretto drammaticamente la platea. Davanti a questi dati, l’Alleanza richiama il governo a un impegno chiaro e a investimenti concreti: circa un miliardo di euro per modifiche essenziali che renderebbero davvero incisiva la lotta alla povertà. Tra le proposte, la piena indicizzazione dell’ADI per proteggerlo dall’inflazione e una revisione della scala di equivalenza, a sostegno delle famiglie numerose, soprattutto con figli. Fondamentale è anche l’allargamento della soglia di accesso per chi vive in affitto e il diritto per i lavoratori poveri di cumulare parzialmente reddito da lavoro e sussidio, elementi che garantirebbero maggiore equità.
ADI e misure inefficaci: l’appello dell’Alleanza contro le povertà
L’alleanza denuncia come il governo preferisca puntare su provvedimenti marginali e temporanei, come la carta “Dedicata a te”, rivolta alle sole famiglie con ISEE inferiore a 15.000 euro, e destinata a non lasciare alcuna traccia durevole nella struttura di welfare del Paese. E c’è poi il bonus alla nascita, che con la promessa di un importo indipendente dalla condizione economica, appare come un incentivo a tempo, limitato ai nuclei con neonati e privo di qualsiasi impianto di stabilità. Si sceglie la carità occasionale al posto di politiche organiche: scelte che, secondo l’Alleanza, mancano di coraggio e determinazione.
“Non è con bonus saltuari che si spezza il circolo della povertà”, spiega Russo. “Invece di rafforzare l’Assegno unico e universale per chi ha figli, si preferisce introdurre nuovi incentivi, peraltro concentrati su pochi eletti. Così, mentre il divario tra ricchi e poveri si amplia, si perpetua un modello di sostegno esclusivo, che si accontenta di misure di facciata, senza costruire un sistema di sicurezza sociale davvero inclusivo”. Il rischio, avverte l’Alleanza, è che il provvedimento porti a un “minore investimento di oltre un miliardo nel 2024, che potrebbe arrivare a 3-4 miliardi nei prossimi anni.”