Peggio del previsto. Le dimissioni di Letizia Moratti da vicepresidente di Regione Lombardia aprono la corsa alle prossime elezioni regionali e mostrano d’improvviso i nervi scoperti delle posizioni in campo.
Basta scorrere le dichiarazioni del giorno dopo per rendersi conto che il presidente leghista Attilio Fontana, quello che dovrebbe essere più colpito dall’addio di Moratti, è l’unico che può ostentare sicurezza: “La mia candidatura è nei fatti, mi sembra che i singoli rappresentanti del centrodestra mi abbiano ripetutamente confermato e a questo punto credo non ci sia neanche bisogno di una formalizzazione”, spiega ai giornalisti, lasciando intendere che non è nel centrodestra che Letizia Moratti intende pescare.
Sembra impossibile a scriversi eppure è così. Nel gruppo consigliare regionale del Partito democratico risuonano le posizioni del capogruppo Fabio Pizzul che già alcuni giorni fa invitava il suo partito a “fare importanti valutazioni qualora la vicepresidente Moratti si smarcasse dalla coalizione di centrodestra, prendendone davvero le distanze in maniera chiara e inequivocabile”, com’è effettivamente avvenuto. Seguito a ruota dal collega di partito in Regione Gian Antonio Girelli che invita il Pd a fare “importanti valutazioni”.
Renzi vuole arruolare l’ex ministra Letizia Moratti. Il Pd, invece, non intende candidarla alle regionali lombarde
Così è un gioco da ragazzi per Matteo Renzi infilare il coltello nella piaga e passare al contrattacco: “Se io fossi il segretario del Pd, chiamerei di corsa Letizia Moratti e direi di andare insieme”, dice il leader di Italia Viva ospite su La7 nella trasmissione di Myrta Merlino, L’Aria che tira.
E poi rincara: “Il Partito democratico di Enrico Letta la voglia di vincere non la fa vedere”. Tant’è che per smorzare Renzi tocca intervenire a Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera ma appartenente alla sponda calendiana: “Letizia Moratti non è la candidata”, spiega senza troppi giri di parole. La base del Partito democratico però bolle.
Gli elettori dei Dem assistono increduli alla riabilitazione dell’ex sindaca di Milano, ex ministra alla Cultura berlusconiana che pensavano di avere archiviato sconfiggendola alle elezioni comunali di Milano. Quelle stesse elezioni che avrebbero dovuto aprire una nuova stagione del centrosinistra in Lombardia. Così prima il segretario regionale del Pd Peluffo (“per noi il sostegno alla candidatura di Moratti non è opzione”) e poi il sindaco di Milano Beppe Sala gettano acqua sul fuoco.
La strategia del Nazareno rimane sempre la stessa e si può ritrovare nelle parole della capogruppo al Senato Simona Malpezzi che spiega come “Letizia Moratti è stata espressione del governo che abbiamo contrastato con forza” e mette sul tavolo il nome bisbigliato da settimane: Carlo Cottarelli. Come se le ultime elezioni non fossero state una disfatta epocale i dirigenti nazionali del Partito democratico insistono sulla candidatura dell’economista di Cremona per prendersi la Lombardia convinti che “il nome di Cottarelli costringa il Terzo polo a stare con noi e disinneschi la candidatura di Moratti”, come spiega il senatore lombardo Alessandro Alfieri.
“Il nome perdente di un’elezione disastrosa spinto da una dirigenza dimissionaria”, fanno notare illustri componenti del Partito democratico milanese. Per questo sono in molti, a cominciare dall’assessore milanese Pier Francesco Maran per continuare con il consigliere regionale Pietro Bussolati e la deputata Lia Quartapelle, a credere che le primarie, solo quelle, siano lo strumento che possa attivare il coinvolgimento che serve a rendere contendibile la Regione Lombadia. E la sensazione è che lo pensi anche gran parte degli elettori. Chissà se ancora una volta il Pd cercherà di abbattere il palazzo con giochi di palazzo per perdere ancora.