Poco importa che si tratti o meno di un uomo delle istituzioni. Quando arriva l’ultimo giorno si deve rispetto e umana pietà per chiunque. Il giudizio politico perciò non deve offendere la persona e i suoi familiari, ma nemmeno evaporare nel coro del politicamente corretto che inevitabilmente sentiamo alla scomparsa di chi ha rivestito alte cariche dello Stato. Non viviamo purtroppo nella migliore delle nazioni possibili, e di questo tanti ex esponenti di primo piano della politica, dell’impresa e della nostra società ampiamente celebrati nei loro coccodrilli giornalistici non possono non esserne stati responsabili. Un principio che a Carlo Azeglio Ciampi calza più che a tanti altri, nonostante ieri e oggi i grandi giornali nazionale stiano facendo a gara su chi ne narra meglio le epiche gesta di Padre della Patria. Gloria sulla quale, col rispetto dovuto, è d’obbligo qualche dubbio.
MILIARDI BUTTATI
Ciampi infatti è stato più che discutibile in tutti e quattro i maggiori incarichi ricoperti: governatore della Banca d’Italia, Presidente del Consiglio, ministro dell’Economia e persino Presidente della Repubblica. Da numero uno di Palazzo Koch non fu in grado di gestire uno degli attacchi più duri alla nostra lira, quando nel 1992 i mercati bocciarono il cambio tra la nostra moneta e il marco tedesco e alla fine la svalutazione necessaria ci presentò un conto di oltre 60mila miliardi di lire. Non solo. Proprio la Germania ci abbandonò al nostro destino, avallando l’espulsione della lira dallo Sme, il Sistema monetario europeo.
REGALO OMNITEL
Con un risultato così, in altri Paesi ti mandano al rogo ma in Italia si fa carriera e nel dopo Tangentopoli Ciampi divenne Capo del Governo. In quell’incarico restò celebre un’operazione industriale straordinaria praticamente a urne aperte, con la concessione della licenza dei telefonini alla Omnitel di Carlo De Benedetti il 29 marzo 1994 (si era votato il 27 e 28) quando ormai si profilava l’arrivo a Palazzo Chigi di un Berlusconi già da tempo in rotta con l’ingegnere, e che dunque da premier avrebbe potuto impedire quella concessione.
TEDESCHI FELICI
La vicenda più contorta resta però l’ingresso in Europa con condizioni che gridano tutt’ora vendetta, soprattutto nel concambio tra la lira e l’euro. Ciampi ci fece calare le braghe (facendoci pure pagare l’Eurotassa), condannando il Paese alla situazione che oggi viviamo. Da Capo dello Stato rivalutò sicuramente il Tricolore e l’Inno di Mameli ma promulgò una legge che è alla base di una delle principali cause dell’aumento del debito pubblico. Vale a dire, la modifica costituzionale della riforma del Titolo V della Costituzione.