Poco più di due mesi per affilare la scure. Che il presidente della Camera, Roberto Fico, si prepara a sfoderare in Ufficio di presidenza per decapitare senza pietà i ricchi vitalizi degli ex deputati. Come annunciato nei giorni scorsi dal vice premier Luigi Di Maio, infatti, la delibera per il ricalcolo contributivo dei trattamenti previdenziali versati dalle casse di Montecitorio arriva oggi sul tavolo dell’organo di vertice della Camera che inizierà a discuterla.
Rush finale – Ma a quanto ammonta il risparmio stimato per le tasche dei contribuenti? Stando alle simulazioni finite ad aprile scorso nell’istruttoria preparatoria della delibera e anticipate da La Notizia, il taglio dei soli vitalizi diretti (escludendo i trattamenti di reversibilità) è compreso in una forbice (in base ai criteri applicati) tra i 17,6 e 18,7 milioni di euro l’anno. Ottenuti decurtando tra i 1.183 e i 1.295 trattamenti previdenziali degli ex deputati. Ma ieri, in Trasatlantico, circolavano cifre ben più alte. Intorno ai 35 milioni all’anno. Se confermate, il risparmio ammonterebbe al 25% circa dei 136,1 milioni di euro di spesa che, bilancio di previsione alla mano, Montecitorio avrebbe dovuto sborsare nel 2018. Peraltro con un effetto collaterale: nei casi degli ex parlamentari di lungo corso con prolungati periodi di contribuzione, anziché un taglio il ricalcolo comporterebbe, addirittura, un aumento degli importi erogati. In questi casi la delibera che sta per essere approvata, come del resto già chiarito dagli atti istruttori, prevede un dispositivo di sterilizzazione che lascia invariato, bloccandolo sul livello attuale, l’ammontare degli assegni per i quali il ricalcolo determinerebbe un aumento dell’importo. Lo stesso schema dovrebbe essere poi seguito anche dal Senato dove, sempre da bilancio di previsione 2018, la spesa per i vitalizi è stimata quest’anno in 86,4 milioni. Ma a Palazzo Madama si prevedono tempi più lunghi per arrivare alla meta.
Sulle barricate – E se i Cinque Stelle già si preparano a festeggiare lo storico traguardo, non la prenderanno altrettanto bene le vittime designate della mannaia. Quell’esercito di 2.600 ex parlamentari che, di rinunciare al privilegio, proprio non vogliono saperne. Oggi, per dire, l’Associazione che li riunisce e li rappresenta si prepara a denunciare quello che considera un vero e proprio “attentato allo Stato di diritto”. Preludio delle centinaia di ricorsi che si abbatteranno, una volta approvata la delibera, sui collegi di giurisdizione di Camera e Senato. Insomma, una battaglia che non si chiuderà con il via libera dell’Ufficio di presidenza ma che, in ogni caso, non fermerà l’approvazione del provvedimento. Anche tenuto conto che M5S e Lega possono contare su 10 dei 18 voti disponibili in Ufficio di presidenza. Una delibera, peraltro, che per i Cinque Stelle è diventata il primo traguardo, non solo simbolico, del cambiamento promesso in campagna elettorale. E che sono decisi a tagliare prima della pausa estiva.