Daniela Morfino, deputata del M5S, lei ha detto in Aula discutendo le mozioni sulla violenza di genere: “Oggi vi chiedo, non solo come parlamentare ma soprattutto come vittima di violenza, di non girarci dall’altra parte. Io ho avuto la fortuna di salvarmi, non tutte le donne hanno avuto questa fortuna”. Ci spiega cosa intendeva dire?
“Non serve andare nel dettaglio di ciò che è successo, ho una figlia che finora ho cercato di tutelare al meglio e voglio continuare a farlo. Posso confermare che la violenza spesso dilaga tra le mura domestiche. Spesso il mostro non è sotto il letto ma accanto a te. Io ho avuto la forza e il coraggio di denunciare, anche grazie a mia figlia. Proprio per questo, come parlamentare, sono determinata a dare voce a tutte quelle donne che subiscono affinché trovino anche loro la forza e il coraggio di farlo”.
Come si può intervenire per fermare i femminicidi?
“Il problema è strutturale e va affrontato su più fronti. Inasprire le pene serve, ma non è sufficiente. Dobbiamo aiutare le donne a difendersi, ma anche costruire una società che sia pronta a tutelarle. Per questo serve un cambiamento culturale profondo, a partire dai banchi di scuola. E introdurre l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole è il primo passo da compiere per insegnare il rispetto di genere e dare una svolta”.
La scorsa settimana avete presentato una mozione come M5S in cui avete chiesto al Governo impegni precisi in termini di sicurezza, prevenzione e sostegno.
“Chiediamo uno sforzo maggiore su più fronti. Nella formazione dei magistrati e di tutti gli operatori coinvolti, per evitare che si scarichi sulle vittime la responsabilità delle violenze rendendole vittime due volte; nel sostegno ai centri antiviolenza; nel rendere adeguato e strutturale il reddito di libertà verso una loro indipendenza economica. E nella sicurezza: i malfunzionamenti dei braccialetti elettronici sono inaccettabili, compromettono la protezione di chi ha già subito minacce e soprusi”.
Come giudica le parole del ministro Valditara che definisce ideologica la lotta al patriarcato e sposta sugli immigrati la colpa delle violenze sessuali?
“Vergognose. Parlare di ideologia e far ricadere la responsabilità della violenza sull’immigrazione irregolare – tra l’altro in occasione della presentazione della fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, che ha perso la vita per mano di un ragazzo ‘perbene’ italiano – è solo una triste e becera propaganda. Valditara doveva fare una cosa: attuare il programma sull’educazione alle relazioni annunciato ormai più di un anno fa, ma del quale a oggi non c’è traccia. Che sta aspettando?”
Abbiamo una donna premier. Il governo sta facendo abbastanza sulla parità di genere e per contrastare la violenza contro le donne?
“Se pensiamo ai tanti, troppi ed agghiaccianti casi di cronaca, l’azione di questo governo per fermare la mattanza che si consuma ogni giorno nel nostro Paese è niente più che timida. Le belle parole a favore di telecamera devono trasformarsi in azioni quando poi ci si ritrova in Aula a discutere sui vari provvedimenti. Serve forte determinazione e senso di responsabilità comune nel trovare soluzioni, che per questo Parlamento non è solo un impegno morale, ma un vero e proprio dovere”.
Quale messaggio si sente di mandare nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne?
“Il 25 novembre non è per noi una ricorrenza da calendario. Ogni 10 minuti nel mondo muore una donna per mano del partner o di un familiare, un dato che fa paura. Io ho avuto la fortuna di salvarmi, ma tutte le donne dovrebbero essere messe in condizione di poterlo fare. Basta continuare a tenere il conto delle donne uccise, dobbiamo agire ora, subito, non un minuto di più o saremo sempre una di meno”.