Una difesa piena di buchi che sbugiarda la premier e si risolve in un attacco senza precedenti alla Corte penale internazionale e alla magistratura. È quella che mette in scena in Parlamento il ministro della Giustizia, Carlo Nordio nell’informativa sul caso Almasri.
“Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste che arrivano dalla Corte; non è un passacarte”, dice il Guardasigilli che sostiene di aver rilevato sin dalla prima lettura “tutta una serie di criticità sulle richieste di arresto che avrebbero reso impossibile una immediata richiesta alla corte d’appello”.
Richiesta peraltro “pervenuta in lingua inglese, con svariati allegati in lingua araba”. L’attacco alla Cpi avviene in un crescendo di accuse.
L’attacco di Nordio senza precedenti alla Corte penale internazionale
Nordio parla di “gravissime anomalie, che sono state rilevate dalla stessa Corte che si è riunita apposta per cambiare mezza struttura del primo atto che era stato notificato a noi e sulla base del quale io avrei dovuto chiedere quel provvedimento. È stata la Corte che si è corretta, non sono io che ho rilevato difetti della Corte, li ha rilevati lei e ha cercato di cambiarli 5 giorni dopo, perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio. La ragione di questo pasticcio frettoloso sarà discussa, sarà forse trovata e sarà sospettata in altre sedi e situazioni. è mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte penale giustificazione circa le incongruenze di cui è stato mio dovere riferire”.
Insomma una vera e propria dichiarazione di guerra. Secondo un fact checking di Repubblica Nordio non ha poi spiegato il perché non ha risposto alle richieste del procuratore generale al quale avrebbe potuto manifestare le perplessità sui presunti vizi nel mandato di cattura di cui ha parlato in Parlamento. E ancora.
Sempre Repubblica spiega che la legge 237 esclude che tocchi al ministro valutare la fondatezza del mandato di cattura. Ma dice in maniera chiara che il guardasigilli deve dare corso alla richiesta della Corte penale internazionale.
Nordio sbugiarda la premier e attacca le toghe
Tra le altre cose è stata la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a dire che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non ha avanzato la richiesta di arresto perché non era stato informato dal provvedimento. Parole smentite invece dalla stessa ricostruzione di Nordio.
Il guardasigilli non manca poi di attaccare la magistratura. “Quello che mi ha un po’ deluso è stato l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza aver letto le carte, cosa che può anche essere perdonata ai politici, ma non può essere perdonata a chi per mestiere è deputato e per prudenza le carte le dovrebbe leggere”.
Con questa parte della magistratura, “se questo è il loro modo di intervenire in modo imprudente, in modo per certi aspetti sciatto, senza aver letto le carte” il dialogo diventa molto, molto difficile.
E “se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme debbano essere rallentate – aggiunge – andremo avanti fino in fondo, senza esitazione e fino alla riforma finale”.
La giustificazione di Piantedosi sull’aereo di Stato
La decisione della scarcerazione di Almasri è stata adottata dai giudici della Corte d’appello di Roma nella tarda mattinata del 21 gennaio ma l’aereo di Stato che in serata ha riportato il comandante libico a Tripoli era già pronto sulla pista di Torino a mezzogiorno.
“La predisposizione dell’aereo, già nella mattina del 21 gennaio – si giustifica Piantedosi in Parlamento – rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario (ivi compreso l’eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione), che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico di tale rilevanza”.