Di Gaetano Pedullà
L’Italia in vendita è solo una faccia di questa crisi che vede la politica nazionale, le istituzioni europee e la grande finanza internazionale come mandanti ed esecutori di uno dei più grandi furti della storia. I nostri marchi più noti espugnati uno a uno da gruppi che ci daranno pure un po’ di investimenti, ma poi si porteranno indietro tutti gli utili.
Per il nostro Governo va bene così, purché i conquistatori presentino piani industriali credibili. Una visione di corto respiro, che la dice lunga sull’emergenza occupazionale che viviamo e sulla mancanza di una strategia economica. L’altra faccia di un’Italia che non crede più in se stessa è invece quella dei grandi gruppi che stanno portando le sedi legali e fiscali all’estero. Gruppi che hanno fatto utili giganteschi in virtù di decenni di aiuti di Stato, come la Fiat – pardon, adesso Fca – o grazie a concessioni che hanno spolpato milioni di italiani, e qui è il caso dell’ex Lottomatica.
La società controllata dalle famiglie Drago e Boroli attraverso la De Agostini ha preferito spendere 4,7 miliardi per comprare l’International Game Technology – un colosso del gioco – e con questa scusa trasferire la sede fiscale nel Regno Unito, dove sorgerà una nuova società che incorporerà le attività italiane e americane. Via, in fuga da questo Paese, e persino dalla nostra Borsa che con questo trasloco ha perso in un colpo solo 3 miliardi di capitalizzazione. I titoli della nuova società saranno infatti quotati a Wall Street, come quelli della Fiat. Sono i mercati globali, può dire qualche ingenuo. Ma la verità è che l’Italia è un Paese senza regole e controllori. L’ideale per fare affari. O per scappare dopo averli fatti.