Si fa presto a parlare di transizione ecologica, difesa dell’ambiente e politiche Green. Il problema è che al di là delle parole e dei proclami, molto spesso la politica si dimostra disinteressata o, peggio, propone soluzioni che vanno in direzione opposta.
Qualcosa che si vede anche nella campagna elettorale odierna dove i leader dei partiti, ad eccezione di Giuseppe Conte che ne ha fatto uno dei punti distintivi del proprio programma, danno poco spazio alle rinnovabili e di conseguenza al cambiamento climatico i cui effetti negativi colpiscono tutti.
Le fonti rinnovabili nei programmi, M5S non arretra
Per il Movimento 5 Stelle la questione è semplice e non richiede neanche troppe chiacchiere: bisogna puntare con decisione sulle fonti rinnovabili. Ma non si tratta di parole vuote gridate per strappare qualche voto, bensì di un piano organico che parte dalla proposta di confermare il superbonus edilizio del 110% che non è una misura inutile come vanno dicendo le destre.
Tale incentivo ha il preciso compito di migliorare l’efficientamento energetico delle abitazioni e delle imprese che, come dice la parola stessa, permette un ingente risparmio in bolletta. Altro punto fondamentale è quello di rendere più semplice l’utilizzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili attraverso una profonda revisione delle procedure autorizzative che, ad oggi, sono piuttosto lunghe e complesse.
Insomma l’Italia può e deve puntare su eolico, fotovoltaico e le altre tecnologie Green, abbandonando sempre più i combustibili fossili il cui costo è diventato insostenibile.
Argomento snobbato
Ma se dai 5 Stelle l’argomento è trattato in modo organico, non si può dire altrettanto per il Centrodestra. Qui il programma appare scarno, generico e viene rilegato all’undicesimo punto sui quindici messi a punto nel programma elettorale.
Tutte ragioni che lasciano presagire che per Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, l’argomento non sia poi tanto importante. Sostanzialmente l’intero programma si basa su un non meglio specificato “aumento della produzione di energia rinnovabile”, privo di qualsivoglia target, e su una “transizione energetica sostenibile”. Insomma frasi talmente generiche da non voler dire nulla.
Semmai a preoccupare è il fatto che le frasi diventano molto più secche e precise quando si parla di combustibili fossili tanto che si può leggere che per la produzione energetica si valuta la “creazione di impianti di ultima generazione, senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”.
Le fonti rinnovabili nei programmi del Quarto polo e del Pd
E anche sul gas, la cui penuria è sotto gli occhi di tutti, viene definita una risorsa “ponte da usare fino al 2050”. Per quanto riguarda il Quarto polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi da un lato si dice chiaro e tondo che si intende promuovere l’autoproduzione da parte di famiglie e imprese di energia pulita derivanti dalle fonti rinnovabili, dall’altro si punta con decisione sull’opposto ossia sull’aumento della produzione del gas naturale e sul nucleare.
Piuttosto generico sulle rinnovabili anche il Pd di Enrico Letta che si limita a dire di voler investire nell’energia pulita in quanto “contrasta il cambiamento climatico” e perché “taglia in maniera strutturale il prezzo delle bollette”, senza però proporre un piano organico.
L’unico punto che sicuramente piacerà agli ambientalisti è che Letta – come i 5S – perlomeno chiude le porte al nucleare in quanto “i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati”.