Franco Di Mare è il neo direttore di Rai Tre. Nel mare magnum dei giornalisti Rai, si distingue per un pedigree professionale di livello. Nasce a Napoli nel 1955 e, dopo essersi fatto le ossa presso agenzie di stampa come Radiocor e Aga, approda a L’Unita nel 1983 dove poi diventa caporedattore. Il salto in Rai avviene nel 1991, alla redazione Esteri del Tg2, per la quale nel ’95 è inviato speciale: le sue corrispondenze da varie zone di guerra fanno di lui un’icona mainstream, il prototipo del giornalista d’assalto, ruolo che ricopre anche al Tg1 di Mimun. Nel corso della sua carriera segue tutti i principali conflitti degli ultimi vent’anni: Bosnia, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Kosovo, Timor est, Libano, Israele e Palestina, Afghanistan e America Latina.
Dal 2003 inizia poi l’avventura a Unomattina, prima con la versione estiva, poi quella del weekend per arrivare infine all’edizione principale del mattino nel 2005, di cui sarà uno dei conduttori più presenti fino al 2019. Condoleezza Rice, ex Segretario di Stato degli Stati Uniti durante il governo di George W. Bush, quando venne in Italia nel 2006 lo scelse come intervistatore perché voleva che la sua intervista fosse destinata a un contenitore mattutino. Ora la sfida della direzione di Rai Tre. Se saranno confermate le indiscrezioni uscite sui giornali, la sua rete potrebbe creare qualche problema a Rete 4 e La7. Infatti, studiato il profilo dei due canali che sono decisamente più nordisti, Di Mare giustamente ha intuito che nel resto del Paese c’è un forte sentiment anti-lumbard che, probabilmente, si protrarrà nei prossimi mesi.
In primis perché le inchieste giudiziarie sulla Lombardia non lasciano presagire nulla di buono per l’immagine della politica e del business settentrionale. Un po’ perché il Sud ha fatto meglio sul piano sanitario, forse non c’è stata un’adeguata copertura. Un po’ perché la retorica della Milano tutta business e morale appare ridicola e inservibile anche a una città che comunque vuole ripartire ma che deve altresì riflettere sul proprio modello di sviluppo. Se, inoltre, osserviamo i numeri forniti da OmnicomMediaGroup, multinazionale quotata a Wall Street che realizza dati e analisi per le più grandi aziende del mondo che pianificano pubblicità in Italia, vediamo che già negli ultimi mesi, partendo dal secondo semestre 2019, Rai Tre nelle regioni meridionali, in particolare Sicilia, Puglia e Calabria, ha riscontrato un deciso incremento di share dal 4% al 5,5%.
A differenza dei concorrenti, per i quali invece il gradimento sudista va pian piano scemando. Si aprono quindi spazi per la Rai Tre di Di Mare che può aggredire pezzi di mercato di Rete 4 (più debole nel Mezzogiorno) e La7 (forse l’avversaria più diretta). Schierando Luisella Costamagna ad Agorà, sempre secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, Di Mare effettua un’operazione molto intelligente. La giornalista, attualmente impegnata con Mario Giordano, è a tutt’oggi un volto degli anni d’oro dell’era santoriana di Il raggio verde, Sciuscià e Annozero. Le puntate su Dell’Utri la videro assoluta protagonista e quindi il popolo della terza rete Rai potrebbe accoglierla con favore, pur subendo il lutto della dipartita di una fuoriclasse come Serena Bortone.
La scelta della coppia formata da Gad Lerner e Federica Sciarelli (che però sembra essere stata messa in dubbio nelle ultime ore) per un talk al venerdì potrebbe sfondare anche se, come dimostra l’esperienza di Rete 4, per far rodare i programmi d’informazione ci vuole molto tempo. Passando invece all’usato sicuro, Bianca Berlinguer ha uno zoccolo duro da mettere sul campo che la segue costantemente; colonne ad alta affidabilità e sulle quali contare ciecamente sono anche Report con Sigfrido Ranucci (stabilmente sopra il 10% di share), Lucia Annunziata, sempre convincente con Mezz’ora in più, e anche Sveva Sagramola, un vero fenomeno che col suo Geo continua a macinare gradimenti altissimi nonostante la forte concorrenza pomeridiana.