La domenica pomeriggio sul piano televisivo è diventata una guerra campale fra i network e questo non da ora. Iniziò la Rai a occupare questo spazio, dapprima con L’altra Domenica su Rai Due, partito nel marzo del 1976 e condotto da Renzo Arbore, poi con Domenica in, lo storico programma di Rai Uno inaugurato nell’ottobre dello stesso anno con la conduzione di Corrado e in onda ancora oggi con Mara Venier saldamente alla guida. Il format del contenitore domenicale sintetizzava al meglio la Weltanschauung democristiana dell’epoca, che si poneva come obiettivo quello di far restare a casa gli italiani in un periodo dominato da problemi pesanti come il terrorismo, la crisi petrolifera ed economica e in cui vigeva l’austerity.
La domenica pomeriggio doveva diventare un momento rasserenante, che servisse a calmare gli animi e a riunificare le famiglie. Anche la scelta dei conduttori andava in quella direzione, con figure popolarissime e molto famigliari come Corrado e Arbore prima e Pippo Baudo poi, che guidò Domenica in per sei edizioni consecutive dal 1980 al 1986. Naturalmente non si fece attendere l’offensiva della tv commerciale, in primis con Canale 5 che nel gennaio del 1985 inaugurò Buona Domenica, guidato da Maurizio Costanzo e dallo stesso Corrado. Nel 1987 il programma venne accantonato per poi essere ripreso nel 1991 e da lì continuare, con vari cambi di conduzione e di formato, fino al 2008.
Divenne quindi Domenica Cinque e poi, nel 2012, Domenica Live, attualmente in mano a Barbara D’Urso. Da qualche anno a questa parte nella fascia pomeridiana del giorno festivo la concorrenza si è fatta sempre più agguerrita: oltre ai “superclassici” di Rai Uno e Canale 5, si sono aggiunte le partite di Serie A in diretta, i Gran Premi di Formula 1 e del Motomondiale, Rai Due con il rodatissimo Quelli che il calcio e, ad ampliare ulteriormente l’offerta, si è inserita anche la guerra dell’informazione tra Rai Tre e La7.
Sulla terza rete Rai lo spazio è appannaggio di Lucia Annunziata che dal 2005 va in onda col suo talk show: all’inizio era In mezz’ora, della durata di 30 minuti, poi diventato Mezz’ora in più, di un’ora; nel 2019 è stato allungato a un’ora e mezza mentre dalla stagione attuale (2020-2021) l’ultima parte è occupata dal segmento Mezz’ora in più – Il mondo che verrà, con Antonio Di Bella in collegamento dagli Usa. Nel salotto dell’Annunziata sono stati ospiti tutti i più eminenti personaggi pubblici del nostro Paese, soprattutto del mondo politico. È passata alla storia la litigata con Silvio Berlusconi nel 2006, quando il Cavaliere lasciò anzitempo lo studio del programma stizzito, a suo dire, dalle domande della conduttrice: un battibecco memorabile che inaugurò la campagna elettorale di quell’anno, incentrata sul duello Prodi-Berlusconi.
Ora la trasmissione è completamente cambiata e arricchita, anche per la durata maggiore. Si inizia con le classiche interviste a protagonisti della politica, dell’industria, senza disdegnare la società civile, operai, associazioni, sindacati. Vengono mandati in onda servizi molto incisivi e sono riservati spazi a interventi dei giornalisti della redazione, come Tonia Mastrobuoni, Silvia Vergato, Angela Mauro, Cecilia Caprio, quindi dalla fortissima presenza femminile. Chiude la parte di esteri, con Antonio Di Bella, che si è particolarmente distinta nella lunga campagna elettorale americana e che sta andando sorprendentemente bene, giovando anche agli ascolti.
In questa nuova stagione, come ci informa OmnicomMediaGroup, multinazionale quotata a Wall Street che realizza dati e analisi per le più grandi aziende del mondo che pianificano pubblicità in Italia, Mezz’ora in più sta tenendo uno share medio del 7,5%, con 1,2 milioni di spettatori. Rispetto alle prime cinque puntate della scorsa edizione, in onda nelle settimane omologhe del 2019, gli ascolti risultano in crescita sia in termini di audience (+36%) che in termini di share (+1,1%). Circa il profilo degli spettatori, il programma presenta una quota femminile superiore rispetto a quella maschile (57% vs 43%) con l’85% del pubblico che ha più di 45 anni. È uno dei format Rai più seguiti dalla quota dei laureati, presso i quali raggiunge il 14% di share, un vero record.