Sono di queste ore gli scomposti attacchi di Vittorio Feltri al popolo meridionale formulati all’interno del programma di successo Fuori dal coro di Mario Giordano. Considerato l’invidiabile curriculum giornalistico di Feltri, tendiamo a pensare che siano stati espressi più per fare scalpore piuttosto che per convinzione personale. Bergamo, da cui proviene il direttore di Libero, come lui stesso ha sovente ricordato, ha una componente meridionale molto alta che ha contribuito al benessere della città e alla sua evoluzione. Il ‘popolo’ del Sud non solo ha dato un contributo epocale nel rilancio economico del Paese, ma è stato anche determinante nel tenere in piedi i nostri principali network televisivi.
Il caso di Mediaset è esemplare. Il rapporto fra Biscione e bacino centro-meridionale si dimostra estremamente solido e proficuo sia sul piano dei contenuti che delle contaminazioni culturali e contenutistiche. I dati parlano chiaro: il più grande gruppo privato italiano, e tra i più importanti in Europa, in questi anni guidato con polso da Piersilvio Berlusconi, deve al pubblico meridionale buona parte del proprio successo e della propria solidità. Secondo OmnicomMediaGroup, multinazionale che realizza dati e analisi per le più grandi aziende mondiali che pianificano pubblicità in Italia, le regioni del Mezzogiorno rappresentano quasi la metà del bacino di ascolto di Canale 5, circa il 44% del totale.
L’audience complessiva, e ciò è ancor più rilevante, in questa macroarea è superiore ben del 39% rispetto alla media nazionale, con uno share medio del 23% (media nazionale 17,1%). Gli indici più alti si riscontrano in Sicilia, con share medio giornaliero pari al 23,9%, Campania (23,6%), Calabria (22,6%) e Puglia (22,4%). Ma non si tratta solo di elementi quantitativi e di ascolti. Mediaset in questi anni ha proiettato nell’immaginario collettivo personaggi che sono dei capisaldi del Sud, prima fra tutti Barbara D’Urso, sintesi perfetta di meridionalità che nella propria biografia riunisce componenti calabresi, campane e lucane. Pensiamo anche a Striscia la Notizia che alla sua conduzione ha visto susseguirsi i sicilianissimi Ficarra e Picone, prima ancora Franco Neri e Sergio Vastano, calabresi di origine, il campano Lello Arena e tanti altri.
E non dimentichiamo figure di punta come Giuseppe Brindisi, pugliese di nascita, e Nicola Porro, la cui famiglia è a sua volta di origine meridionale. La stessa Maria de Filippi, pur essendo pavese, è oggetto di vera e propria venerazione da parte delle pragmatiche e attente donne del Sud. Possiamo parlare quindi di una vera e propria storia d’amore tra l’azienda di Cologno Monzese e il pubblico del Sud. Un filo diretto che giorno per giorno viene ravvivato dai vari programmi, grazie a format come C’è Posta per Te, Pomeriggio Cinque ma pure Verissimo, condotto da Silvia Toffanin, dove tutto è sempre gestito con molto tatto verso l’attento pubblico meridionale.
E perfino nelle trasmissioni a tema agroalimentare, come la striscia quotidiana di Italia Uno condotta da Tessa Gelisio, Cotto e mangiato, o Melaverde, la domenica su Rete 4 con Ellen Hidding e Vincenzo Venuto, dove c’è una sorta di par condicio negli spazi ‘food’, equamente dedicati alla ‘Nduja o al Gorgonzola. Per non parlare del boom di ascolti dei talk politici per effetto del Coronavirus. Mattino Cinque, condotto da Francesco Vecchi e Federica Panicucci, negli ultimi due mesi ha tenuto una media di 1.307.643 telespettatori, +61% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Pomeriggio Cinque della D’Urso, con 2.517.062 di presenze davanti al teleschermo, aumenta del 30% mentre Stasera Italia di Barbara Palombelli, cattura l’attenzione di 1.546.904 utenti (+42% vs marzo-aprile 2019). Un vero e proprio boom in cui è stato determinante il vituperato popolo del Sud.