Uomini e Donne è uno dei fenomeni della televisione italiana. Un programma che con le sue storie sentimentali, i suoi intrecci e le sue concatenazioni inchioda ogni giorno oltre due milioni di spettatori davanti al teleschermo. E anche la nuova edizione, ripartita lo scorso 7 settembre, appare più che mai in salute con share altissimi che mai sotto il 20%, con picchi del 23%. Ma come si spiega un fenomeno simile? Intanto un po’ di storia: il programma nasce nel lontano 1996 sotto forma di talk in cui Maria De Filippi modera gruppi separati di uomini e donne – da cui il titolo – che discutono e affrontano problemi coniugali e familiari, legati al rapporto di coppia; in seguito a un calo di ascolti, dall’inizio del 2001 si decide di cambiare il format, che è quello attuale, e di impostarlo come un vero e proprio dating show nel quale l’obiettivo è formare una coppia che possa iniziare una relazione sentimentale nella vita reale.
Il protagonista assoluto è il “tronista”, cioè colui o colei che cerca l’anima gemella, al quale vengono presentati di volta in volta corteggiatori o corteggiatrici. Nel corso degli anni sono state introdotte nuove formule per far meglio conoscere i protagonisti, come le “esterne”, cioè incontri fuori dallo studio della durata di mezz’ora. A far da contorno ci sono gli opinionisti, che dicono la loro sui vari sviluppi dei rapporti e consigliano anche i personaggi in questione, e il pubblico, anch’esso parte attiva nel dibattito amoroso. Maria sta nel mezzo, moderando il tutto con maestria, come solo lei sa fare. Partendo dal presupposto che a curare il programma all’inizio c’era il mitico coautore nonché braccio destro di Maurizio Costanzo, Alberto Silvestri, quindi livello molto alto, spesso il format attuale è stato criticato e additato come modello di tv spazzatura e cattivo esempio per i giovani.
Tuttavia in tutti questi anni, praticamente venti da quando ha assunto la formula attuale, ha sempre più consolidato la sua leadership con ascolti eccezionali e con un seguito clamoroso, entrando pure nel quotidiano degli italiani. Basti pensare che la parola “tronista” è stata inserita nel dizionario Zingarelli della lingua italiana. Ma non solo: tanti protagonisti dello show sono ormai famigliari a tutti noi, come Tina Cipollari, Gemma o Gianni Sperti, mentre molti altri sono riusciti a sfondare partecipando a reality o ad altre trasmissioni, come Costantino Vitagliano o Daniele Interrante, oppure diventando anche attori di successo, come Francesco Arca. Al centro di tutto c’è chiaramente il corteggiamento con dinamiche il più delle volte spietate, ma in realtà Uomini e Donne sembra una gigantesca terapia di gruppo sui rapporti uomo-donna dove la centralità del maschio è solo apparenza: mediamente gli uomini appaiono più stupidi, non certo per manipolazione autorale, ma perché la donna rende di più se obbligata alla riflessione e se focalizzata su un obiettivo.
Gli opinionisti fissi sono lì da anni ma funzionano perché sono autoironici, entrano nel meccanismo e interagiscono col pubblico, con le coppie e con Maria. Nell’insieme, la componente satirica è molto forte, tutti si prendono sul serio ma sono costretti, allo stesso tempo, a prendersi anche in giro e a mettersi in discussione. Pure la De Filippi, che è la “voce narrante” o “coro” (nell’accezione tipica del teatro classico) delle vicende, gioca sapientemente sulla sua apparente quasi assenza distribuendo nella narrazione buon senso e ironia ma mai sarcasmo. Uomini e Donne ha poi un’altra caratteristica antropologica: riesce a rappresentare tutta l’Italia. Possiamo affermare che per molti aspetti sia lo spettacolo più anti-sovranista in assoluto della tv perché gli equilibri tra Nord e Sud sono perfetti, non c’è nessun tipo di prevaricazione, tutte le sfumature territoriali sono equamente e democraticamente rappresentate. Capita anche di sentire la battuta a doppio senso, ma i luoghi comuni e i pregiudizi, siano essi territoriali, sessuali, di natura omofoba o di qualsiasi altro tipo, sono banditi.