Dopo venti anni di regno, Recep Tayyip Erdogan rischia di perdere le elezioni e quindi il controllo della Turchia. Con il 98% delle schede scrutinate, infatti, il destino di Ankara è appeso a un filo visto che, secondo la Cnn Turk, il Sultano ha ottenuto 49,34% delle preferenze, mentre il suo sfidante Kemal Kilicdaroglu è vicino al 45%.
Un risultato che, salvo colpi di scena, richiederà un ballottaggio per capire chi potrà guidare la Turchia e che si dovrebbe tenere il 28 maggio.
La Turchia verso il ballottaggio
Proprio Recep Tayyip Erdogan, commentando il voto, ha ostentato sicurezza affermando di essere in netto vantaggio. Ma lo stesso non ha potuto far altro che riconoscere che sarà necessario un secondo round elettorale. “Anche se i risultati non sono ancora stati pubblicati, siamo chiaramente in testa”, ha detto dal suo quartier generale ad Ankara.
“Rispettiamo queste elezioni e rispetteremo le prossime”, ha affermato Erdogan ben conscio che il ballottaggio è pressoché inevitabile. “Non sappiamo ancora se le elezioni siano finite con questo primo turno, ma se la gente ci porterà al secondo turno lo rispetteremo”, ha assicurato il presidente uscente. “Indipendentemente dal risultato, 27 milioni di persone hanno preferito votare per noi. Penso che termineremo queste elezioni con più del 50%” delle preferenze, ha spiegato.
“Il popolo ha scelto stabilità e sicurezza in queste elezioni presidenziali” ha concluso Erdogan sottolineando di avere comunque la “maggioranza” dei 600 seggi in Parlamento grazie alla coalizione tra il suo partito Akp e piccoli partiti nazionalisti e islamisti.
Erdogan al tramonto
Quel che è certo è che negli ultimi vent’anni, il Sultano non aveva mai avuto bisogno di un secondo round elettorale. Proprio per questo le recenti elezioni vengono vissute da Erdogan come uno smacco e, forse, il segno che la sua era alla guida della Turchia è vicina al tramonto. Un risultato, quello di questa prima tornata, che per molti commentatori è stata causata dalla disastrosa gestione del terremoto che il 5 febbraio scorso ha colpito il Paese e la vicina Siria, causando complessivamente 57mila morti e 121mila feriti.