Giochi, oroscopi, applicazioni indesiderate che ci ritroviamo sul telefono e che paghiamo a caro prezzo senza nemmeno sapere perché e per come. D’altronde è capitato a chiunque trovarsi nella veste del gabbato di turno. Soprattutto con l’estate, tornano ahinoi di moda le fatidiche catene di Sant’Antonio e le truffe telefoniche di ogni tipo. Imperituro l’annuncio esca che riguarda il ritorno a pagamento del servizio di messaggistica: con la modica cifra di 10 euro sarebbe possibile eludere questa eventualità. Basta cliccare su di un apposito link e il pensiero passa. Peccato sia tutto un bluff. Non i 10 euro, ovviamente, che vengono inesorabilmente scalati dal conto dell’utente gabbato. Eppure stiamo parlando di pratiche tanto letali quanto datate: basti pensare che già nel 2014 sono state circa 500mila le persone vittime di truffe telefoniche attraverso abbonamenti non richiesti a servizi a pagamento, per un giro di affari a dir poco clamoroso (secondo alcuni parliamo di decine di milioni di euro).
Palla a Di Maio – Non è un caso che nel 2015 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha comminato pesanti sanzioni nei confronti dei gestori telefonici. In quell’occasione l’Antitrust decise una multa esemplare da 1,7 milioni di euro a Telecom Italia e H3G e di 800mila euro a Wind e Vodafone, per i servizi premium – giochi, musica, contenuti erotici – attivati su cellulare senza il permesso degli utenti. “Non è la prima volta che li multiamo per questo motivo, ma stavolta è diverso: è la nostra decisione più importante, perché sancisce che quanto fatto finora dagli operatori non va più bene. E le cose devono cambiare: stimiamo che questo è un business da quasi un miliardo di euro l’anno”, dicevano tre anni fa dall’Antitrust. A quanto pare, tuttavia, nulla è cambiato. Secondo quanto si legge nell’interrogazione parlamentare presentata proprio in questi giorni da Simone Baldelli (Forza Italia), i gestori telefonici avevano promesso di intervenire sui cosiddetti “Mobile vas” (“valued added services”, servizi a valore aggiunto). E come? Tramite un sistema a doppio click che garantirebbe consapevolezza assoluta da parte di chi sottoscrive gli abbonamenti. Peccato che, si legge nell’atto parlamentare indirizzato al ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, tale sistema “non risulta essere attivo per la maggior parte degli abbonamenti in questione”. Da qui la domanda se il Governo non intenda assumere iniziative di sorta.