La terza ondata è vicino al picco. A confermarlo, oltre all’andamento della curva epidemiologica (qui l’aggiornamento sui contagi), è il presidente presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, a SkyTg24, secondo cui “siamo a ridosso del picco” e c’è già in corso “una decelerazione della crescita dei contagi”. La chiusura di tre settimane, ha aggiunto, permette in una “logica di massima cautela”, di “trovarci in una situazione epidemiologica più favorevole dopo Pasqua”.
“Al primo posto c’è la tutela della salute – ha detto ancora il numero uno del Consiglio Superiore di Sanità -, ma è evidente che esiste anche una crisi economico-sociale da non sottovalutare. Ecco perché resto convinto dell’utilità del principio della proporzionalità e dell’adeguatezza degli interventi”.
“In questo mese – ha detto Locatelli parlando del Piano vaccinale – abbiamo un numero di dosi disponibili superiore a gennaio e febbraio e questo ci permette di procedere a un ritmo più elevato nelle vaccinazioni contro il Covid. Siamo arrivati a 200mila somministrazioni al giorno, il doppio rispetto al passato. La limitazione è sempre il numero di dosi che arrivano. Ma ora ci aspettiamo nel secondo trimestre 50 milioni di dosi, anche con l’arrivo del nuovo vaccino Johnson e Johnson, e nel terzo trimestre 84 milioni”.
“Credo che alla fine del prossimo trimestre – ha aggiunto -, con 52milioni di dosi, una quota delle quali di un vaccino che si somministra in un’unica dose, avremo una situazione significativamente migliore. I dati che arrivano da Israele, dal Regno Unito, ma anche da noi, ci dicono chiaramente che più crescerà il numero di vaccinati, più favorevole sarà la situazione che dovremo affrontare. Però dobbiamo tenere duro e non pensare che questo cambio di situazione arrivi dall’oggi al domani, ne’ in poche settimane, ci vorranno alcuni mesi. Ma la luce si vede chiaramente”.
“Non abbiamo nessun dato – ha detto ancora – che i vaccini disponibili non conferiscono protezione rispetto allo sviluppo di patologia grave. Vaccinarsi vuol dire conferire una protezione rispetto alle forme più severe da Covid-19, quelle potenzialmente fatali, anche causate dalle cosiddette varianti”.
La vaccinazione del personale sanitario, sempre secondo il numero uno del Css, “è un prerequisito per chi svolge questo tipo di attività. “Ritengo che chi svolge una professione sanitaria – ha detto ancora Locatelli – debba fare il massimo per tutelare chi ci affida il bene più prezioso, la salute, e questo vuol dire anche immunizzarsi. Condivido la scelta di proporre la vaccinazione e basare la campagna sulla persuasione e sul convincimento, ma per le professioni sanitarie lo ritengo un prerequisito”.