Nella Terra dei fuochi i roghi si sono dimezzati e anche gli arresti diminuiscono. Lo dicono i numeri della Commissione ecomafie in visita a Napoli e Caserta. Sta funzionando l’azione dissuasiva delle sanzioni amministrative, un passo importante a distanza di cinque anni dal “protocollo” voluto dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa che oggi è vicepresidente della Camera. “Ma è presto per festeggiare”, spiega il parlamentare 5S analizzando la situazione dei reati ambientali e sul ciclo dei rifiuti in Campania.
Dai dati della Commissione ecomafie emergono una sensibile diminuzione dei roghi e pochi arresti. Va tutto bene, dunque?
“È una buona notizia. Lo dico partendo dal dato della prefettura, dove si vedono i primi risultati del protocollo che feci firmare durante il primo governo Conte. I pochi fermi o arresti sono legati alle tante sanzioni amministrative e ai sequestri, che hanno un effetto dissuasivo e in molti casi bloccano i reati prima di essere commessi. Anche così si spiega il dimezzamento dei roghi. Ma ci sono ulteriori sacche di resistenza, concentrate soprattutto a ridosso dei campi rom”.
Nella Terra dei fuochi si registra ancora il 13% di tutti i reati ambientali in Italia. Cosa manca per abbattere ulteriormente questo dato?
“Ora si sta intercettando la fase terminale, cioè quella del cittadino che abbandona i rifiuti in strada o gli dà fuoco. C’è però un’altra fase da sviluppare: quella della filiera. A partire dal controllo delle giacenze nelle aziende. Si tratta di verificare quali scarti producono, e per farlo bisogna entrare negli stabilmenti, dove chi opera nella legalità non avrà problemi, mentre la musica cambia con le attività irregolari. Qui bisogna andare più a fondo, cercare i garage e i sottoscala dove si stoccano quei rifiuti che poi sono eliminati nel peggiore dei modi, dandogli fuoco o sotterrandoli. Questo – che è il secondo passo nell’azione di contrasto al fenomeno della Terra dei fuochi – sta ancora mancando”.
Il tema delle bonifiche continua a non decollare. Da Bagnoli a Napoli est si resta in attesa.
“Bagnoli è partita, sono stati affidati i lavori. Invitalia ha preso in mano la situazione per la bonifica e i soldi ci sono tutti: risalgono a entrambi i governi Conte e portano anche la mia firma. C’è pure un termine perentorio che fissa la scadenza delle opere nei prossimi due anni. Tutto questo verrà presentato insieme al progetto per la battigia e per il mare. Per Napoli Est, altro Sito di interesse nazionale, quando ero al ministero furono stanziati 30 milioni e oggi il Comune può spenderli. E saranno assegnate altre risorse quando la bonifica avanzerà, come prevede la legge”.
E che fare, invece, per le milioni di tonnellate di ecoballe a Taverna del Re?
“Qui la questione è diversa, e riguarda la Regione. Le ecoballe si trovano lì da tantissimi anni. Per me il primo elemento riguarda la mineralizzazione, in quanto dopo una loro caratterizzazione tutto ciò che è mineralizzato non è più più rifiuto. Secondo l’Arpa stiamo parlando almeno del 40% di queste ecoballe, che si potranno recuperare come materiale utile in diversi scopi, attraverso anche i fondi stanziati dai governi passati”.
Questione inceneritore: la quarta linea al momento è sospesa dopo le proteste del vescovo Di Donna e dei comitati dei cittadini. Sugli impianti alternativi l’attuale piano regionale dei rifiuti sembra però lontano.
“Quando nacque Acerra come sito militare era off limits con due linee. Poi si è aggiunta una terza ‘straordinaria’ con 750mila tonnellate di rifiuti solidi urbani da gestire, divenendo successivamente ordinaria. Se si fa nascere la quarta linea come supporto alle altre tre per la manutenzione straordinaria si fa lo stesso errore del passato e le tonnellate trattate arriveranno a 870mila. È chiaro che i cittadini sono preoccupati, e non solo per questo. La Regione, infatti, sta comunicando che la differenziata e l’economia circolare non interessano, contravvenendo gli obiettivi ambientali europei, dove gli inceneritori non sono incentivati. Il problema, quindi, è politico e ci dice che il piano regionale dei rifiuti va riscritto tenendo conto che fare le isole ecologiche di quartiere e dei Vomuni offre molti vantaggi ai cittadino che differenziano. Poi servono gli impianti di compostaggio a stella, più diffusi sul territorio e più controllabili dai cittadini nella loro gestione. Infine, si possono costituire degli osservatori ambientali, sempre con i cittadini, anche per aumentare la fiducia nelle istituzioni”.