La Superlega di calcio naufraga dopo poco più di 48 ore. Il progetto annunciato nella notte fra domenica e lunedì da 12 club (leggi l’articolo) è andato a sbattere contro il fronte compatto di Fifa, Uefa, autorità di governo e soprattutto tifosi. E dopo le prime crepe nella serata di ieri, il muro è crollato.
La prima società a fare marcia indietro è stata il Manchester City, con tanto di ‘bentornato’ da parte di Aleksander Ceferin nel calcio europeo, seguito a ruota dagli altri cinque club inglesi coinvolti: Arsenal, con tanto di mea culpa e scuse, Liverpool, Manchester United (si è dimesso il vicepresidente esecutivo Ed Woodward), Tottenham e infine il Chelsea. La riunione d’emergenza nella serata di ieri a seguito dell’uscita del City non è bastata e anche il fronte italiano si è spaccato, con l’Inter che ha fatto trapelare di non essere più interessata.
Nella tarda notte ecco arrivare così una nota ufficiale della Superlega ormai più che dimezzata che, pur difendendo la bontà del suo progetto, si trova costretta a metterlo in standby, denunciando al contempo le pressioni a cui sarebbero state sottoposte le società inglesi.
“Proponiamo una nuova competizione europea perché il sistema esistente non funziona – resta la posizione della Superlega – La nostra proposta è finalizzata a consentire allo sport di evolversi generando risorse e stabilità per l’intera piramide calcistica, aiutando a superare le difficoltà finanziarie incontrate dall’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Fornirebbe anche pagamenti di solidarietà materialmente migliorati a tutte le parti interessate del calcio”.
“Nonostante l’annunciata partenza dei club inglesi – aggiungono -, costretti a prendere tali decisioni a causa della pressione esercitata su di loro, siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente allineata alla legge e ai regolamenti europei come è stato dimostrato oggi da una decisione del tribunale per proteggere la Super League da terze parti. Date le circostanze attuali, riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile, migliorando i pagamenti di solidarietà per l’intera comunità calcistica”.
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Insomma, il progetto Superlega naufraga ma non sparisce del tutto, come si può dedurre anche dalle parole di Andrea Agnelli rilasciate a Repubblica nella serata di ieri, prima che le varie società si sfilassero. “Fra i nostri club c’è un patto di sangue, andiamo avanti – aveva detto il numero uno della Juventus e vicepresidente della neonata Superlega – Il progetto ha il cento per cento di possibilità di successo. Ciò che stiamo facendo è perfettamente legale. Stiamo esercitando una libertà prevista dal Trattato dell’Ue. E questo è molto importante”.
Agnelli auspicava una trattativa con Fifa e Uefa (“abbiamo scritto ai presidenti per dialogare”) ma chiarendo che “la Superleague va avanti comunque. Se ci faranno una proposta, la valuteremo”. Adesso, però, è chiaro che sono Fifa e Uefa a essere in posizione di forza. Pesante le reazione della Borsa, dove il titolo della Juventus, dopo l’annuncio delle sei squadre inglesi che hanno deciso di tirarsi fuori dal progetto Superlega, è scivolato prima a -10,6%, attestandosi a 0,78 euro, e poi a -12,35% a 0,76 euro. Ieri aveva chiuso a 0,87 euro.
Dopo le indiscrezioni delle ultime ore, anche l’Inter conferma ufficialmente in una nota che il club “non fa più parte del progetto Super League”. “Siamo sempre impegnati a dare ai tifosi la migliore esperienza calcistica – spiega la società nerazzurra – l’innovazione e l’inclusione sono parte del nostro DNA fin dalla nostra fondazione. Il nostro impegno con tutte le parti interessate per migliorare l’industria del calcio non cambierà mai”.
“L’Inter crede che il calcio, come ogni settore di attività, debba avere interesse a migliorare costantemente le sue competizioni, per continuare ad emozionare i tifosi di tutte le eta’ in tutto il mondo, in un quadro di sostenibilità finanziaria. Con questa visione continueremo a lavorare insieme alle istituzioni e a tutte le parti interessate per il futuro dello sport che tutti amiamo”. A questo punto gli unici club che non hanno ancora ufficializzato la rinuncia alla Superlega sono Juve, Milan, Barcellona e Real Madrid.