La Striscia di Gaza si riduce: Netanyahu ingloba Rafah nella nuova zona cuscinetto. Ira di Macron che annuncia: “È tempo di riconoscere lo Stato palestinese”

La Striscia di Gaza si riduce: Netanyahu ingloba Rafah nella nuova zona cuscinetto. Ira di Macron: "Parigi riconoscerà lo Stato palestinese"

La Striscia di Gaza si riduce: Netanyahu ingloba Rafah nella nuova zona cuscinetto. Ira di Macron che annuncia: “È tempo di riconoscere lo Stato palestinese”

Da un lato, Israele si dice disponibile a riprendere le trattative di pace con Hamas, a patto che quest’ultimo acconsenta al rilascio di tutti gli ostaggi; dall’altro, l’esercito israeliano (IDF) amplia ulteriormente le operazioni militari nella Striscia di Gaza e si appresta a includere la città di Rafah nella nuova zona cuscinetto. Può sembrare un controsenso, ma questa è la strategia adottata dall’amministrazione di Benjamin Netanyahu per piegare definitivamente il movimento palestinese e, di fatto, proseguire la guerra.

La Striscia di Gaza si riduce: Netanyahu ingloba Rafah nella nuova zona cuscinetto

L’apertura ai negoziati appare infatti poco più che un bluff, poiché le condizioni poste da Israele per tornare al tavolo delle trattative includono la liberazione di tutti gli ostaggi ancora trattenuti illegalmente a Gaza e la resa dei miliziani. “Qualora si raggiunga un accordo sugli ostaggi, l’offensiva si fermerà immediatamente. Ma nel frattempo l’esercito si sta preparando a una grande mossa per sconfiggere Hamas, che include la mobilitazione di un ampio numero di riservisti”, ha dichiarato il ministro della Difesa, Israel Katz.

Che si tratti di un’apertura di facciata è stato ribadito da Hamas, che ha respinto la proposta israeliana definendola inaccettabile. Tra le condizioni contestate vi sarebbe la richiesta che Israele ottenga il controllo della distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza, una clausola che – secondo il gruppo palestinese – viola il diritto internazionale e si oppone ai “principi fondamentali dell’aiuto umanitario: neutralità, imparzialità, indipendenza e umanità”. Controllare l’ingresso degli aiuti, si legge nella nota, “perpetua una realtà di controllo politico e ricatto” che “deve essere condannata dal mondo intero”.

La guerra nella Striscia di Gaza si allarga

Mentre permangono le distanze tra le parti, la situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare. La novità più rilevante è che l’IDF ha avviato i preparativi per includere la città di Rafah, nel sud dell’enclave palestinese, nella zona cuscinetto istituita lungo il confine. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz, citando fonti autorevoli che hanno chiesto l’anonimato. L’area, di circa 75 chilometri quadrati e situata tra il Corridoio Filadelfia e quello di Morag, ospitava circa 200.000 palestinesi prima dell’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023.

Si tratta di un territorio considerato irrinunciabile dalle autorità palestinesi, poiché rappresenta l’unico confine con l’Egitto. Perderlo significherebbe il completo accerchiamento della Striscia da parte dello Stato ebraico.

Scontro tra Macron e Netanyahu

L’annuncio dell’estensione della zona di sicurezza fino a Rafah ha scatenato la dura reazione del mondo arabo, che accusa Netanyahu di voler soltanto estendere i confini dello Stato israeliano. Lo sdegno ha spinto il presidente francese Emmanuel Macron ad annunciare che Parigi potrebbe riconoscere lo Stato palestinese già a giugno, unendosi al fronte dei Paesi europei che lo hanno già fatto.

Le parole del leader dell’Eliseo hanno provocato l’ira dell’amministrazione di Tel Aviv. Il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, ha duramente condannato l’annuncio, dichiarando che “un riconoscimento unilaterale di un fittizio Stato palestinese, da parte di qualsiasi Paese, nella realtà che tutti conosciamo, sarebbe un premio al terrore e un’iniezione di fiducia per Hamas”. A suo dire, “questo tipo di azioni non avvicinerà la pace, la sicurezza e la stabilità nella nostra regione, ma al contrario: le allontanerà ulteriormente”.

La nuova grana per il leader di Tel Aviv

Nel frattempo, in Israele scoppia una nuova grana per Netanyahu. Quasi 1.000 riservisti dell’Aeronautica militare israeliana (IAF) hanno firmato una lettera indirizzata al primo ministro, chiedendo il ritorno di tutti gli ostaggi, anche a costo di porre fine alla guerra. Il documento ha provocato la dura reazione del premier, che ha definito i firmatari “irresponsabili”. Anche i vertici dell’IDF hanno reagito con severità, procedendo al licenziamento dei militari che hanno sottoscritto la lettera.