Cna, sulla base di un sondaggio curato da Nomisma, stima che la stretta sui bonus edilizi, con aliquote al 36% ed un tetto massimo di 48mila euro, ridurrebbe la domanda delle famiglie per le ristrutturazioni di 97,3 miliardi in tre anni, con 3,5 milioni di famiglie (su 10 milioni) che potrebbero rinunciare a lavori che hanno in programma per le loro abitazioni.
Una “domanda persa” per 97,3 miliardi – evidenzia il rapporto di Nomisma per l’associazione di artigiani e piccole imprese – significa 119,7 miliardi di valore aggiunto in meno e la perdita di 2,085 milioni di posti di lavoro.
Dal giro di vite sui bonus edilizi danni sociali e ambientali
Il rapporto evidenzia anche i ‘danni’ in termini di valore sociale (per esempio in mancato abbattimento di barriere architettoniche) e ambientale (per energia non risparmiata). Un azzeramento totale dei bonus – viene stimato – porterebbe ulteriori 2,56 milioni di famiglie a rinunciare a lavori di ristrutturazione.
Per il 2025, considerando l’impatto di quanto previsto dalla legge di Bilancio, Cna stima “una contrazione sensibile del mercato pari a circa il 50% in meno rispetto al periodo 2012-2019, quando a trainare erano i bonus minori. La spesa per gli interventi sugli edifici scenderà ai valori esistenti fino al 2011, attestandosi su un valore di investimenti di 14 miliardi”.
Una contrazione tale da determinare “la perdita di 17 miliardi di valore aggiunto, la mancata attivazione di 300mila occupati, 33 milioni di euro di minor valore ambientale, mancati risparmi di energia per 2.300 GWh, 409 milioni di mancati risparmi nelle bollette”.