Trattare Sì, piegarsi No. Tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini sembra tornato il feeling di un tempo. Quando marciavano uniti, giocando di sponda, nella difficile trattativa con l’Ue sulla Manovra dell’anno scorso. Uno schema che, ora, sembra ripetersi nel nuovo match con la Commissione Ue che contesta lo sforamento del debito, raccomandando una procedura d’infrazione contro l’Italia. Ma la risposta è la stessa e arriva a voci unificate: l’austerità ha fallito, servono politiche espansive a cominciare dal taglio delle tasse. Tradotto: priorità alla Flat tax e al salario minimo. Ma senza andare al muro contro muro con l’Europa.
FRONTE COMUNE. Intanto, si apre un nuovo fronte, tutto interno, tra il Governo e la Confindustria. I minibot “sono una delle soluzioni”, ribadisce Salvini spalleggiato da Giancarlo Giorgetti: messaggio a Mario Draghi, che ha bocciato l’idea leghista di pagare i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese proprio con i minibot. Per il presidente della Bce “o sono valuta illegale” o fanno salire il debito. Nient’affatto secondo la Lega: “Non sono la Bibbia ma sono una possibilità”. Concetto rilanciato da Salvini per ribattere a Confindustria che, schierandosi con Draghi, bolla i mini-titoli come valuta da Monopoli. I minibot sono “una” delle soluzioni, non “la” soluzione, ma pagare i debiti della Pubblica amministrazione è “un’emergenza e stiamo valutando come farlo”, insiste Salvini.
Di certo, i minibot non sono l’anticamenra dell’Italexit, ma “piacciono agli italiani”. Insomma, il No a Draghi e a Confindustria riapre la sfida della Lega all’Europa. Ma senza alzare i toni, piuttosto obiettando nel merito e confermando la volontà di trattare con Bruxelles evitando, almeno per ora, lo scontro aperto. E proprio della strategia da tenere nei confronti dell’Europa si parlerà al vertice con il premier Giuseppe Conte – tra lunedì sera e martedì in vista del Consiglio dei ministri della prossima settimana per il probabile via libera al decreto Sicurezza bis – che chiederà ai suoi vice un mandato pieno per evitare la procedura d’infrazione pur “senza toccare quota 100 e reddito di cittadinanza”.
CADE UN TABU’. Ma non è tutto. Salvini per la prima volta evoca non solo una “squadra più compatta” ma anche la “revisione” del contratto di Governo. No dei 5 Stelle alla seconda richiesta, apertura sulla prima. Salvini rivendica il ministero degli Affari Ue (vacante dopo l’addio di Savona e cruciale nella trattativa con Bruxelles). Di Maio avrebbe già dato il via libera. Si fanno i nomi di Alberto Bagnai e Guglielmo Picchi con Giorgetti in pole per il ruolo di Commissario Ue. Dai ministeri potrebbero uscire Danilo Toninelli alle Infrastrutture, ma la casella resterebbe ai Cinque Stelle (Stefano Patuanelli o Mauro Coltorti le ipotesi) e Giulia Grillo alla Salute, che, peraltro ha minacciato le dimissioni in caso di tagli alla sanità (leggi l’articolo).
Sul tavolo anche l’innesto di Alessandro Di Battista come sottosegretario alla Farnesina, ma anche alcuni nodi. I 5S notano l’incontro e il colloquio tra Salvini e Silvio Berlusconi (un rapporto personale, derubricano il caso dalla Lega). Mentre il Carroccio dubita sulla tenuta del Movimento in Parlamento. Poi c’è il nuovo caso del vice ministro Massimo Garavaglia: se il 13 giugno venisse condannato per Di Maio dovrebbe dimettersi come Siri e Rixi. Salvini lo difende. Ma sul passo indietro, fanno sapere dalla Lega, deciderà il viceministro.