L’ultima è Rossella Nappini, infermiera di 52 anni uccisa a coltellate nell’androne di un palazzo a Roma. Per l’omicidio è stato fermato un ex. Tutto nella tragica norma dei femminicidi: un marito, un amante, un ex. Le donne vengono uccise da persone che hanno le loro chiavi di casa. Da inizio anno sono 79.
In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa. In aumento i delitti commessi in ambito familiare o affettivo
In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa. 61 feminicidi sono da far risalire all’ambito familiare o affettivo; di queste vittime, 38 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il numero dei femminicidi risulta comunque in leggero calo, passando da 81 a 78, circa il 5% in meno.
Sono 78 le vittime da inizio anno. E la direttiva Ue sulla violenza di genere è ancora da recepire
Per quanto riguarda i delitti commessi in ambito familiare o affettivo si evidenzia un aumento nell’andamento generale, passando da 96 a 98 (+2%). In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2022, anche il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 46 diventano 42 (-9%), e quello delle relative vittime donne, le quali da 43 passano a 38 (-12%).
Intanto si attende, già forse in questo mese, la discussione in commissione Giustizia della Camera del disegno di legge sul femminicidio arrivato in seguito alle nuove norme approvate dal governo lo scorso giugno. Un ddl che rafforza la tutela delle vittime della violenza di genere aumentando l’attenzione verso i cosiddetti “reati spia” e inasprendo le misure di protezione preventiva. Il provvedimento, poi, irrobustisce il Codice Rosso e riduce a 30 giorni l’intervento della magistratura in caso di denuncia da parte della vittima.
La Casa Internazionale delle Donne parla di “mattanza” che richiede “una reazione non solo forte ma celere”: “di fronte ad una cultura patriarcale che non ammette la libertà delle donne non possono esserci scorciatoie interpretative: c’è bisogno di una rivoluzione culturale che parta dalla scuola, fin dall’infanzia, che attraversi le famiglie, i media e tutti i luoghi di lavoro. Educare al rispetto e alla parità serve ad abbattere finalmente stereotipi insopportabili, basi solidissime della cultura del possesso che continua a mietere vittime”, scrivono.
Senza risposta l’offerta delle opposizioni alle destre. E l’assenza di un fronte comune costa carissimo
Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 stelle, componente della commissione Femminicidio, rilancia la sua proposta di legge “per l’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale è da tempo depositata e attende di essere discussa”. Di “svolta culturale” parla la componente della commissione Femminicidio Ilaria Cucchi, di Alleanza Verdi Sinistra mentre Valeria Valente del Pd chiede che Giorgia Meloni si confronti con le opposizioni sulle misure da prendere: “Il primo passo – dice Valente – è senz’altro recepire al più presto la direttiva europea contro la violenza di genere, poi è necessario approvare al più presto le misure contenute nei ddl all’esame del Parlamento. Tra queste, meritano priorità la legge sul consenso, fondamentale per sostenere le donne che denunciano e la legge sulle molestie sessuali con l’aggravante dei rapporti di lavoro e di studio”.
Anche Mara Carfagna, di Azione, si chiede se i femminicidi non siano “più urgenti dei rave” per arrivare subito in Aula. “Purtroppo questa volta non sono riuscita a salvarti”, ha scritto ieri su Facebook, Monica Nappini, sorella dell’infermiera di 52 anni uccisa. “Le donne che vogliono liberarsi dalla violenza non incontrano la realizzazione del loro sacrosanto diritto di dire basta alle relazioni violente. Per di più, quando sono determinate a farlo, sono a rischio della vita”, ha detto ieri Elisa Ercoli di Differenza Donna. Non solo la sorella non è riuscita a proteggere Rossella Nappini. Non c’è riuscito, continua a non riuscirci, anche lo Stato.