A nessuno di noi piace la guerra, dice il ministro della Difesa Guido Crosetto nell’aula del Senato con l’informativa sulla proroga degli aiuti militari all’Ucraina. Si tratta dell’undicesimo pacchetto da inviare a Kiev. Ma nonostante questa premessa, le condizioni per ottenere la pace non cambiano per il governo Meloni. E si chiamano armi, armi, armi.
“Finora la posizione è sempre stata chiara, riteniamo di continuare a dare sostegno all’Ucraina al fine di creare finalmente le condizioni per un cessate il fuoco e aprire un confronto diplomatico necessario per raggiungere una pace duratura”, dice Crosetto.
Per Crosetto e Meloni la pace si raggiunge con le armi
“Se nessun Paese avesse aiutato gli ucraini in questi anni, cosa sarebbe successo? Sarebbe successo che i 4mila colpi di artiglieria che ogni giorno cadono sull’Ucraina sarebbero caduti sui loro bersagli, sarebbe successo che le oltre 300 bombe di aereo che ogni giorno vengono sganciate sull’Ucraina avrebbero raggiunto i loro obiettivi, sarebbe successo che le migliaia di droni che ogni giorno vengono scagliati sull’Ucraina avrebbero raggiunto i loro obiettivi. Sì, forse avremmo raggiunto la pace, perché non ci sarebbe più l’Ucraina, perché non ci sarebbero più le città dell’Ucraina, perché non ci sarebbero più persone vive in Ucraina. Sì forse avremmo raggiunto la pace che si trova anche nei cimiteri”, conclude il ministro.
Alla fine, come prevedibile, passa la risoluzione di maggioranza. Ma il Carroccio si smarca nelle dichiarazioni di voto. La senatrice leghista Stefania Pucciarelli chiede una “pace realistica”: “il nostro impegno si evolva”.
Con l’avvento dell’amministrazione Trump, ha detto ancora, c’è un “mutamento di prospettiva significativo che non possiamo ignorare: l’Europa deve essere parte attiva per uno stop alle ostilità e l’Italia ha una responsabilità particolare” in questo.
Le opposizioni si dividono: solo M5S e AVS per lo stop alle armi a Kiev e per la pace
Si dividono soprattutto le opposizioni. Oltre a quella di maggioranza si registrano le risoluzioni depositate separatamente dai gruppi di opposizione, solo due delle quali, a firma di Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 stelle, si differenziano perché chiedono la sospensione delle forniture militari a favore dell’Ucraina.
La risoluzione del Pd mette l’accento sul “ruolo dell’Italia nel percorso diplomatico per un rinnovato, incisivo e decisivo impegno diplomatico e politico dell’Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura”.
E pur non citando esplicitamente le forniture di armi e mezzi militari ribadisce la necessità di “continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, anche al fine di assicurare quanto previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, confermando gli impegni assunti dall’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Unione europea e dall’Alleanza Atlantica”.
Su una linea completamente diversa si colloca la proposta del M5S, che torna a chiedere una “svolta” sul piano diplomatico e mette al primo punto l’esigenza di “interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari”.
All’ultimo punto della risoluzione del M5S, si segnala la richiesta di “una imposta straordinaria sui cosiddetti extraprofitti netti conseguiti dalle aziende del settore dell’industria della difesa a seguito del mutato contesto geopolitico internazionale aggravato dal protrarsi del conflitto in Ucraina”.
Per AVS è il momento di “interrompere la cessione di mezzi e materiali d’armamento in favore delle autorità governative dell’Ucraina”.