Una sterzata a sinistra, che suona come uno schiaffo al presidente in carica François Hollande, ma soprattutto come un colpo duro alle ambizioni dell’ex premier, Manuel Valls. Le primarie dei socialisti per le presidenziali in Francia hanno decretato il successo di Benoit Hamon, punto di riferimento per la sinistra radicale, da sempre in polemica con l’ala più moderata del partito. Con il 58% dei voti, l’ex ministro ha vinto nettamente la competizione interna, come del resto sembrava abbastanza chiaro dopo il supporto garantito dall’altro candidato, Arnaud Montebourg.
“Dobbiamo immaginare risposte nuove, riflettere sul mondo per com’è e non per com’era”, ha detto Hamon, subito dopo la vittoria alle primarie. E ha anche indicato la strategia politica: “Bisognerà unire la sinistra e gli ecologisti. Da lunedì proporrò a tutti i candidati a queste primarie, ma anche a tutti coloro che si riconoscono nella gauche e nell’ecologia politica, in particolare Yannick Jadot (Verdi, ndr) e Jean-Luc Melenchon (estrema sinistra, ndr)), di non pensare ad altro che all’interesse dei francesi, al di là dei singoli. Proporrò loro di costruire assieme una maggioranza di governo coerente e durevole per il progresso sociale, ecologico e democratico”. Valls ha chiuso le polemiche, riconoscendo la vittoria dell’avversario e spiegando che andrà tutto il sostegno al candidato socialista.
Ma per Hamon la missione si annuncia difficile: i sondaggi lo indicano in quarta posizione, alle spalle di Marine Le Pen, in testa al primo turno, e di François Fillon (candidato dei Repubblicani) e di Emmanuel Macron, l’ex ministro dell’Economia che ha scelto di correre per l’Eliseo da indipendente, cercando di portare avanti le idee liberali da una posizione di sinistra. Insomma, per il Partito socialista le elezioni si annunciano durissime, con il rischio di subire un pesante ridimensionamento.