Un dato è evidente: la manovra non favorirà i proprietari di immobili. Anzi, ci sarà una vera e propria stangata sulla casa. Un bene che la destra ha sempre definito intoccabile, opponendosi a qualsiasi misura che vada a pesare sui proprietari delle abitazioni. Ma una volta al governo, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sembra aver cambiato idea.
Sulla casa con la manovra arriverà una batosta fatta di diverse tasse e misure, oltre che di stop ad alcuni bonus. Vediamo, quindi, cosa cambia nel 2024 tra Superbonus, Iva agevolata per le case e green e cedolare secca più alti per gli affitti brevi.
Casa, arriva la tassa sul Superbonus
La prima novità riguarda il Superbonus, con una tassa sulla vendita delle case ristrutturate. Dal gennaio del 2024 cambiano le plusvalenze sulla vendita degli immobili su cui sono stati effettuati interventi con il Superbonus da non più di cinque anni: verranno considerati redditi diversi. Quindi il 26% di tasse verrà calcolato sull’intera plusvalenza e non solo su quella scontata del costo della ristrutturazione.
Vengono esclusi solamente gli immobili ottenuti per successione e adibiti a prima casa per la maggior parte dei cinque anni precedenti. Addio, poi, all’Iva dimezzata per le case green, a dimostrazione che la svolta energetica proprio non interessa al governo: la detrazione dell’Irpef al 50% per l’acquisto di immobili nuovi o di classe energetica A e B termina nel 2023 e per ora non sono previste proroghe.
Ritenuta più alta sui bonus casa
Una stangata arriverà anche sui bonus casa, con ritenute più care per i bonifici. Ad aumentare sarà la ritenuta d’acconto sui bonifici parlanti, quelli richiesti per i pagamenti per accedere a tutti i bonus per la casa (tranne quello per mobili ed elettrodomestici), con la necessità di scrivere codice fiscale o partita Iva e un richiamo alla legge di riferimento.
Sulle somme bonificate alle banche la trattenuta a titolo di acconto, per girarla all’Erario, è dell’8%: nel prossimo anno salirà all’11%. E questo potrebbe avere un impatto sui conti delle imprese che, poi, potrebbero decidere di scaricarlo sugli utenti finali.
La stangata sugli affitti brevi
L’altra batosta riguarda i proprietari degli immobili che, sulla seconda casa, dovranno pagare una cedolare secca più alta: la tassa sale dal 21% al 26% sugli affitti brevi. Una norma che vuole penalizzare chi utilizza il suo appartamento come casa vacanza o B&B, ma che non tiene in considerazione che spesso viene fatto per pagare un mutuo o mantenere semplicemente l’abitazione, in maniera limitata magari.
L’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi rischia, peraltro, di far aumentare il sommerso. Oltre a pesare fino a 850 sulle famiglie. Infine, sale anche la tassa per i residenti in Italia che hanno immobili all’estero: dallo 0,76% all’1,06%.