Da istituto di vigilanza e controllo, l’Ivass “ha ridotto oramai le sue funzioni a quelle un ufficio di divulgazione dati. Informandoci su quello tutti sanno da anni, ovvero quanto continuano a gravare le tariffe assicurative sulle tasche degli italiani, dei napoletani in particolare”. A sentire in coro le associazioni dei consumatori, l’ente di vigilanza sulle assicurazioni private che fa capo a Bankitalia, avrebbe abdicato da anni al ruolo per cui è stato istituito, che è quello di vigilare, segnalare e all’occorrenza sanzionare le imprese che ledono i diritti degli assicurati. L’iniziativa più recente è l’ultimo report sulle tariffe medie dell’Rc auto.
Per le associazioni degli utenti nessuno frena i prezzi delle polizze Rc Auto perché il potere attraverso l’Ivass è in mano alle banche
In base ai contratti sottoscritti a ottobre 2023, Ivass informa che si è registrato un aumento di 388 euro, il 7,9% in più su base annua in termini nominali e il 6,2% in termini reali Lo stesso rapporto sottolinea che il differenziale di premio tra Napoli e Aosta si attesta oggi a 239 euro. Col capoluogo campano che si conferma al vertice, in Italia come in Europa, della speciale classifica sul “caro Rc auto”, con un premio medio di 559 euro, che segna un incremento del 4,60%. Non una novità, a guardare indietro nell’ultimo ventennio. Di nuovo, e vale per tutte le province, c’è che questa stangata non troverebbe giustificazione né in un aumento dei costi in capo alle imprese assicuratrici, né in un aumento dell’incidentalità.
Eppure, nei fatti e conti alla mano, tra le innumerevoli segnalazioni raccolte da comitati e associazioni dei consumatori, non sono pochi gli automobilisti residenti in provincia di Napoli, seguiti dai loro vicini della provincia di Caserta, che si sono visti presentare un conto lievitato fino al 50% in più. Tra questi, c’è chi ha rinunciato a sottoscrivere un nuovo contratto, preferendo tenere l’auto garage o correndo il rischio di circolare senza alcuna copertura.
Per Gabriele Melluso, presidente nazionale di Assoutenti, le tariffe iperboliche sono dovute “unicamente alle troppe anomalie del comparto assicurativo, dove le compagnie dettano legge imponendo ai propri clienti clausole che fanno salire i prezzi. A fronte di tali numeri – prosegue Melluso – l’Ivass si limita a fare da mero burocrate, quando invece dovrebbe intervenire per bloccare pratiche scorrette e tutelare gli assicurati. L’ennesima dimostrazione di come il settore assicurativo necessiti di una radicale riforma che introduca maggiore concorrenza e maggiori tutele per gli assicurati. Proponiamo sedi territoriali dell’Ivass e l’anagrafe testimoniale per combattere dal basso le truffe, nonché le riparazioni a regola d’arte”.
La battaglia contro la lobby delle compagnie riparte ancora una volta da Napoli, dove la puntuale stangata ha fatto proliferare negli anni organizzazioni dedite a ogni tipo di truffa in tema di assicurazioni: dalle finte polizze su carta intestata di vere imprese assicurative, ai falsi sinistri, che se da un lato hanno “rimborsato” utenti (e arricchito i rispettivi legali), dall’altro hanno contribuito all’aumento delle tariffe. Non questa volta, non negli ultimi anni, dove il tasso di incidentalità, vera o fasulla, si è attestata ai livelli di altre province, anche laddove le tariffe sono quasi la metà.
“Oramai è assodato che la Rc auto è solo un’ulteriore tassa a favore di sistemi di potere privati, che determinano il valore e i prezzi e che hanno potere decisionale sul diritto alla circolazione sancito dall’articolo 16 della Costituzione”, dichiara l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione Noi Consumatori. “Siamo al cospetto di un monopolio – sottolinea ancora Pisani – nei cui confronti nessuno vigila, visto che il potere, attraverso l’Ivass, è nelle mani delle banche”.
“L’Ivass – sostiene Roberto Barbarino, dirigente dell’associazione Mò Bast e fondatore dell’Unione Professionisti Infortunistica Stradale – dovrebbe essere tenuta a far applicare il codice delle assicurazioni, una legge speciale nata con intenti deflattivi del contenzioso giudiziario. Dal 2018, invece, ha dismesso i panni di vigilante piegandosi a prassi assicurative che hanno il solo scopo di ottimizzare i costi in un mercato obbligatorio per i cittadini. Il risultato è che le imprese oggi gestiscono oltre l’80% dei risarcimenti con regole dettate da Ania e non dal Parlamento”.