La situazione degli immigrati quest’anno è terribile già a febbraio, con troppo anticipo sulla stagione delle grandi partenze di vecchi gommoni e barchini dal galleggiamento improbabile sotto il peso di centinaia di corpi, di storie, di dolore che fuggono dall’Africa. A Porto Empedocle, check point naturale tra un futuro senza speranza e la speranza di un futuro, la sindaca Ida Carmina si batte come un leone.
I caratteri forti qui sono la norma – da Pirandello a Camilleri la lista è suggestiva – ma la battaglia è troppo dura pure per lei, prima cittadina e tra le figure simbolo del Movimento Cinque Stelle siciliano, alle prese ieri con centinaia di sbarchi di immigrati, oggi con la carenza di ricoveri e domani chissà. “Abbiamo sempre sostenuto una politica di accoglienza e cercato di lavorare per un’inclusione concreta – dice a La Notizia – e con il Covid tutto è precipitato ancora più giù”.
Come state affrontando il mix esplosivo di immigrazione e pandemia?
“L’arrivo di migranti e le operazioni di sbarco sono realtà che conosciamo bene. Porto Empedocle si trova a poco più di 100 miglia nautiche da Lampedusa, quindi molte navi vengono dirottate qui per necessità. Con l’arrivo della pandemia però, oltre le restrizioni che abbiamo vissuto tutti, da noi sono aumentati i problemi: siamo solo a febbraio e solo tre giorni fa sono arrivate oltre 300 persone, due purtroppo cadaveri, e due navi da quarantena. Anche i rischi aumentano in modo esponenziale. Mantenere il distanziamento è impossibile e aumentano i pericoli dal punto di vista sanitario e anche di sicurezza”.
La difficoltà più grande?
“Con questi numeri non si riesce a mantenere sotto controllo la situazione. Abbiamo una tensostruttura capace di ospitare 70-80 persone e ci sono stati fino a 530 migranti contemporaneamente. E poi c’è il tema della sicurezza dei residenti. La struttura è a pochi metri dalla scuola media, il porto è praticamente parallelo alla via centrale della città. Se in questa situazione una persona scappa come la prendiamo? E che ne sappiamo se è positiva al Covid? Quest’estate siamo stati classificati zona rossa all’inizio della stagione turistica. E per un posto che cerca di risollevare una situazione socioeconomica preoccupante con il turismo, questo è un colpo durissimo”.
Le istituzioni che fanno?
“La solidarietà non basta più, c’è un problema che si sta trasformando in una violazione dei diritti umani per le persone che arrivano e sono costrette in una situazione invivibile, mentre i miei concittadini iniziano a soffrire estremamente per questa situazione. In un momento di tale crisi economica e sanitaria il sorgere di sentimenti xenofobi è dietro l’angolo. Per questo sarebbe fondamentale stabilire dei criteri più chiari per l’accoglienza e dare più mezzi ai sindaci. Dopo le battaglie che ho portato avanti questa estate, anche dopo la visita di Vito Crimi in città, siamo riusciti almeno ad ottenere un supporto economico dallo Stato. Ma non basta”.
Come si vive adesso a Porto Empedocle?
“Sul fronte degli sbarchi, male. Non c’è controllo su cosa fanno gli immigrati inviati in altre città o respinti col foglio di via. Un cortocircuito causato dalla mancanza di mezzi, anche informatici, con cui verificare che si rispettino le regole. Non abbiamo treni, le navi sono dirette solo a Lampedusa e gli autobus sono solo locali. Così troppi migranti rimangono bloccati nella nostra realtà diventando clandestini. Tutto quello che non serve a loro e a noi”.