di Vittorio Pezzuto
Non si può dire che sia una gran notizia, quella di un governo dalla fortissima caratura neo democristiana che si riunisce in un’abbazia per meglio riflettere sulla sua missione salvifica. Eppure è bastata la conferma via twitter del premier Enrico Letta («Domenica e lunedì 24 ore di ritiro, in un’abazia in Toscana, solo i ministri. Per programmare, conoscersi, ‘fare spogliatoio’. Ognuno paga per se») per gonfiare di aspettative un evento che si annuncia più mediatico e psicologico che non politico. Cosa infatti potrà mai accadere nella sala conferenze dell’Abbazia di Spineto della Luce? Poco o nulla.
Esercizi di stile
Tenuti a distanza delle spesse mura del complesso risalente all’undicesimo secolo, decine di giornalisti saranno così costretti a ricamare, appigliandosi a congetture eteree così come agli spifferi interessati dei vari portavoce ministeriali. Ai più colti verrà subito in mente l’Eremo di Zafer, l’albergo immaginato da Leonardo Sciascia nel romanzo “Todo Modo” in cui un gruppo di alti notabili democristiani (ministri, giornalisti, banchieri) si riunisce ogni anno per celebrare il proprio potere attraverso la pratica ipocrita degli esercizi spirituali. I più scafati non potranno non evocare il convento delle suore di Santa Dorotea a Roma dove nel 1959 la maggioranza della corrente scudocrociata “Iniziativa Democratica” decise di accettare le dimissioni da segretario di Amintore Fanfani. Le penne qualunquiste avranno il loro bravo spunto per criticare la scelta di un esecutivo che si rifugia nel silenzio glamour del chiostro quando altissimi nel cielo si alzano gli allarmi di un Paese sempre più smunto e alla deriva. I pochi corrivi si abbandoneranno infine alla descrizione degli abbigliamenti e delle pose giovanilistiche del Letta Dream Team. In assenza della vera ciccia, tutto insomma farà brodo.
Precedenti non esaltanti
Per oggi accontentiamoci dell’entusiasmo del Ct della Nazionale Cesare Prandelli, che ieri si è congratulato con il giovane premier: «Letta mi è sempre stato simpatico e oggi, leggendo che porterà tutti i ministri in ritiro “per fare spogliatoio”, ancora di più. Scegliere la metodologia da allenatore è una trovata intelligente e mi affascina che anche la politica scelga le logiche dello sport per migliorarsi. Speriamo che funzioni, è un precedente senz’altro interessante».
Qualcuno lo informi che i precedenti di ritiri e conclavi politici non sono invece molto confortanti. Nel tentativo di ritrovare se stessa e le ragioni fondanti dei governi rissosi di cui faceva parte, la sinistra post comunista ha infatti sempre più spesso privilegiato resort e luoghi di preghiera. Già nell’autunno del 1995 Massimo D’Alema riunì il think tank del Pds nella vecchia abbazia di Pontignano adagiata sulle morbide colline senesi. Mentre nel marzo 1997 la cittadella fortificata di Gargonza accolse il rissoso governo dell’Ulivo di Romano Prodi nonché un’affollata rappresentanza di parlamentari e studiosi (tra questi Umberto Eco, Maurizio Costanzo e Stefano Benni). Com’era facile aspettarsi, da quell’incontro di cervelli in tensione non venne fuori alcuna idea vincente per rilanciare le sorti del periclitante centrosinistra. Memorabile infine la riunione che il centrosinistra tenne nel gennaio 2007 all’interno della Reggia di Caserta: non tanto perché certificò di fatto la frattura insanabile della maggioranza di governo ma perché ne uscì protagonista assoluto il pirotecnico ed eretico Marco Pannella. Non invitato, il leader radicale si presentò infatti a bordo di una jeep nera, entrò in sala riunioni e, senza farsi notare, chiamò con il suo cellulare la redazione di Radio Radicale. Fu una chiamata lunghissima: lasciato acceso sul tavolo, l’apparecchio trasmise in diretta tutta quanta la riunione. Quando qualcuno dei presenti venne infine avvisato, il presidente del Consiglio Prodi gli si avvicinò minaccioso: «Spegni il telefonino Marco!». «No, questa è pirateria», rispose serafico Pannella. «Leva quel telefonino», gli intimò allora Di Pietro, col quale aveva appena litigato. E lui: «Smettila di fare il poliziotto!». Una scena impagabile, seguita con freddezza da un’impassibile Emma Bonino. E chissà che quest’ultima non stia già temendo una sua nuova incursione nell’Abbazia di Spineto…