Alla fine quello che tutti sostengono da settimane è stato confermato anche dai consulenti del governo. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, ha implicitamente ammesso che la vera motivazione dei prezzi record della benzina è da ricercare nella tassazione italiana più alta che nel resto d’Europa.
La speculazione, quindi, non c’è stata. Se non quella dello Stato che continua a ottenere un extra-gettito grazie ad accise e Iva che, secondo quanto calcolato ad agosto, equivale a due miliardi di euro utili per la prossima manovra.
Sale il prezzo della benzina e del diesel
Il prezzo dei carburanti continua intanto a salire e l’unica ipotesi in campo è quella di introdurre un bonus benzina (forse da 150 euro) per i redditi bassi. Il taglio delle accise, cavallo di battaglia di Matteo Salvini e della destra, è ormai scomparso: nessuna riduzione sembra esserci all’orizzonte.
Il buono una tantum rimpiazzerà il taglio delle accise introdotto dal governo Draghi che permetteva di ridurre il costo del carburante per tutti i mezzi di trasporto e quindi di evitare conseguenti rincari anche sulle merci consegnate attraverso strade e autostrade.
Partiamo da un dato: il costo dei carburanti continua ad aumentare. Nulla di sorprendente in questi giorni, con il rialzo delle quotazioni internazionali. L’elaborazione di Quotidiano Energia evidenzia come il prezzo medio per la benzina in modalità self abbia raggiunto 1,962 euro al litro e quello del diesel self si attesta a 1,866 euro al litro.
Per la modalità servito si raggiungono i 2,098 euro al litro con la benzina e i 2,004 euro al litro per il diesel, superando anche in questo caso la soglia psicologica dei due euro. Cresce anche il prezzo in autostrada: per la benzina si attesta a 2,029 euro al litro e per il gasolio a 1,949, con picchi che nelle scorse settimane hanno anche raggiunto i 2,7 euro.
Il caro-carburante è causato dalla tassazione
Gli aumenti proseguono, dunque, dopo i rincari record dell’estate. Proprio questa crescita dei prezzi viene esaminata da Mineo che si sofferma su quanto successo da inizio luglio all’1 settembre. Il prezzo alla pompa, spiega, in questo lasso di tempo è cresciuto “di circa 11 centesimi al litro per la benzina e di 17 centesimi per il gasolio”.
Rialzi, prosegue il Garante, che “sono sostanzialmente in linea con gli aumenti delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati”. In audizione alla Camera, Mineo precisa che gli aumenti degli ultimi due mesi “hanno un’origine che non si ritiene riconducibile alla rete di distribuzione nazionale, le cui politiche di prezzo vanno lette non tanto in riferimento al prezzo finale alla pompa, quanto all’andamento del margine teorico lordo di distribuzione che è tipicamente nazionale”.
Il confronto dei prezzi praticati e del margine teorico tra il mese di agosto 2023 e quello dell’anno precedente rivela “dati, in valore assoluto, più bassi rispetto a quelli dell’anno precedente”, soprattutto per la benzina. Nessuna speculazione, insomma.
Come emerge anche da un altro raffronto: “Dall’inizio del 2023, e ancora nell’ultima settimana di agosto, il prezzo industriale al netto della tassazione in Italia è più basso di quello di Francia, Spagna e Germania”. Dove, però, la benzina al distributore costa meno, proprio per la minore tassazione e quindi per i minori ricavi per lo Stato.
L’autogol sul prezzo della benzina
Le cifre fornite da Mineo sono di fatto un autogol per il governo, che si trova costretto ad ammettere che l’aumento dei prezzi della benzina non sia legato alla speculazione, ma semplicemente che il costo troppo alto rispetto ad altri Paesi europei è dettato solamente da una tassazione troppo elevata. Altro che il taglio delle accise promesso più e più volte in campagna elettorale da Salvini.
A guadagnarci, con profitti extra, sui rialzi della benzina è quindi soprattutto lo Stato. Come spiega anche Assoutenti, sottolineando come i dati forniti dal Garante siano la conferma che il problema dei carburanti in Italia sia legato alla “tassazione eccessiva che pesa su benzina e gasolio”.
Il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, ribadisce la richiesta al governo di intervenire sulle accise, una proposta rafforzata dall’analisi di Mister prezzi che “evidenzia in modo palese come al netto delle tasse il prezzo industriale in Italia sia più basso di quello di Francia, Spagna e Germania: peccato però che applicando Iva e accise i listini alla pompa in Italia schizzino in alto”.
Cosa dicono le cifre sugli aumenti del costo dei carburanti
Truzzi fornisce alcune cifre: su ogni litro di benzina gli italiani oggi pagano il 55,3% di tasse e sul gasolio la quota è del 51,3%. Il problema non riguarda solo il costo più alto del carburante, ma anche le conseguenze indirette sulle famiglie a causa dell’aumento “dei prezzi al dettaglio dei prodotti trasportati”.
Il presidente di Assoutenti fa un esempio: “Basti pensare che i listini della verdura fresca, secondo gli ultimi dati Istat, hanno subito un rincaro medio annuo del +20% ad agosto”. Ovvero in concomitanza dell’aumento dei prezzi del carburante. Peraltro Truzzi ritiene che l’analisi di Mineo non sia convincente, in quanto spesso “i listini alla pompa sono saliti pur in presenza di un calo del petrolio”, soprattutto “in concomitanza con i periodi di partenza degli italiani”.
Da maggio a oggi, sottolinea, il prezzo della benzina è “salito dell’8,1% e il gasolio addirittura del 12,4%, con un pieno di benzina che costa oggi agli automobilisti 7,4 euro in più (177,6 euro all’anno a famiglia ipotizzando due pieni al mese)”.
Per il gasolio parliamo invece di 10,3 euro di spesa aggiuntiva a pieno e un incremento di 247,2 euro l’anno a famiglia. Truzzi ribadisce quindi la richiesta al governo di utilizzare gli extraprofitti sui carburanti per tagliare le accise di almeno 10 centesimi, comportando così un risparmio di “più di 146 euro all’anno ad automobile”.
Perplessità vengono espresse anche dal Codacons, che chiede al Garante di chiarire i motivi per cui “i listini di benzina e gasolio si impennano puntualmente in occasione di ogni esodo degli italiani, indipendentemente dall’andamento del petrolio”. Il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, accusa il governo di utilizzare “gli automobilisti come bancomat”.
Mentre l’esecutivo non pensa neanche a un taglio delle accise, ma solo a un bonus una tantum che non risolverebbe in alcun modo l’aumento dei costi delle merci trasportate.