Circolano video di jihadisti che ammazzano i sostenitori di Assad. Però anche l’ex dittatore non è innocente: nelle sue carceri si torturava e uccideva.
Mary Ronchi
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Gentile lettrice, nessuno è innocente in una guerra civile. Però esistono criteri di valutazione, con gerarchie di valori o disvalori. Il primo criterio è che la guerra siriana non sarebbe scoppiata se non fosse stata scatenata ad arte da Usa, Arabia Saudita e Qatar. I due Paesi arabi progettavano di far transitare in Siria nuovi oleodotti diretti al Mediterraneo. Assad disse di no e lì scattò la vendetta. L’America addestrò in Iraq e in Nevada i finti rivoltosi, dirigendo il traffico dietro le quinte, come rivelarono le email di Hillary Clinton: scriveva che destabilizzare la Siria “è il miglior modo d’aiutare Israele” e che “sarebbe utile mettere a rischio la vita di Assad e della sua famiglia”. Israele, vede, c’entra sempre. Scendendo nella scala dei disvalori si arriva ai torturatori. Lei cita i carcerieri di Assad. Pensa che i nuovi siano migliori? Ricordo un video in Siria qualche tempo fa: i jihadisti avevano catturato un bambino combattente, un curdo di 12 o 13 anni. Lo condannano a morte e poi ridendo, quasi giocassero amabilmente con lui, gli chiedono: “Qual è il tuo ultimo desiderio?” Il bambino, di un coraggio incredibile, risponde: “Voglio essere ucciso con una pistola, non con un coltello”. I barbudos scoppiano a ridere e poi lo sgozzano con un coltello. Ora l’Ue, sempre inflessibile con Assad, dice di essere pronta a dialogare coi tagliagole e ad elargire aiuti. Dunque, dove ci collocheremo noi nella scala dei criminali?