Anche ieri le agenzie di stampa hanno battuto frenetiche: “Nella serata del 7 marzo ad Aprilia, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia, – dovete immaginarlo letto con la voce marziale dell’Istituto Luce dell’anno 2024 – hanno svolto un servizio straordinario di controllo del territorio ad alto impatto in coordinamento con la Questura di Latina, Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Aprilia e tutta una lista di forze, interforze, forze minori coinvolte nell’operazione”.
Mentre si dà grande eco mediatica alle operazioni “Alto impatto” volute dall’esecutivo cala l’attenzione sulle inchieste di mafia
Risultato? La segnalazione di “un cittadino indiano classe ‘66 residente ad Aprilia, commerciante di autolavaggio per violazioni in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”, “un cittadino turco classe ‘91 residente ad Aprilia titolare di un’attività di rosticceria” e il “titolare di una frutteria, per commercializzazione di borse in plastica non rispondenti alle caratteristiche di legge”. Sembra una barzelletta e invece è la fotografia del concetto di sicurezza secondo questo governo. Sempre ieri a Napoli un’altra “operazione a alto impatto” ha recuperato “due pistole sequestrate, di cui una con matricola abrasa ed una a salve priva dell’obbligatorio tappo rosso, numerose cartucce, 22 orologi, di cui 10 contraffatti”.
Due giorni fa l’operazione “a alto impatto” è caduta su Nocera Inferiore. Risultati? L’arredto di “G.N. (classe 1975), colto nella flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo, sottoposto a perquisizione domiciliare, è stato infatti trovato in possesso di 13 panetti di sostanza stupefacente del tipo hashish”. Una settimana fa è stata imperdibile l’operazione “a alto impatto” nel quartiere Forcella di Napoli. “Circa 200 uomini di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza stanno eseguendo numerose perquisizioni”, battono le agenzie. Risultato? Poco meno di zero. Tant’è che le notizie che si ritrovano parlano dei militari coinvolti e non dei risultati.
A dicembre dell’anno scorso oltre 500 i poliziotti che, coordinati dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato, sono stati impiegati in una operazione contro il fenomeno della criminalità giovanile in 14 province italiane (Arezzo, Bari, Catania, Genova, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Padova, Pescara, Reggio-Emilia, Rovigo, Salerno e Verona). In totale sono state arrestate 41 persone, di cui un quarto minori, e denunciate in stato di libertà 74 persone, 24 delle quali minorenni. Sono i minorenni che stanno riempiendo le carceri italiani che straripano dopo il cosiddetto Decreto Caivano. Gente arrestata per reati minori che si aggiunge alle straripanti emergenze delle carceri italiane.
Esibizioni muscolari e scarsi risultati. A parte riempire le carceri di minorenni
Nel frattempo ieri i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del Raggruppamento Operativo Speciale, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Vibo Valentia, nei confronti di due persone, una delle quali già detenuta per associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, mentre l’altra con precedenti in materia di armi risultava libera per la morte di Francesco Tutino, 63 anni, il cui corpo carbonizzato è stato trovato all’interno di un’auto bersagliata da colpi di fucile edinterrata tra le campagne di Calimera, frazione di San Calogero, nel gennaio 2022.
A Palermo sono stati confiscati beni per un valore di circa 3500mila euro tra le disponibilità economico-imprenditoriali riconducibili ad Albanese Stefano, tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “cupola 2.0” perché’ intraneo alla “famiglia mafiosa di Polizzi Generosa. In Sicilia 8.600 beni confiscati attendono di essere assegnati. La Direzione nazionale antimafia resiste sotto i colpi della maggioranza di governo.