La sfida della Nato a Putin: “Kiev sarà nell’Alleanza”

Secondo fonti dell’amministrazione americana tra i nuovi aiuti militari Usa a Kiev che saranno annunciati potrebbero esserci Patriot e F16.

La sfida della Nato a Putin: “Kiev sarà nell’Alleanza”

Come una cappa sul vertice Nato ci sono i missili che Mosca ha fatto piovere sull’ospedale pediatrico di Kiev. “Condurre attacchi intenzionali contro un ospedale protetto è un crimine di guerra”, ha detto l’Onu. Ecco perché il primo segnale che la Nato vuole mandare è a Vladimir Putin. Riuniti al vertice di Washington, gli alleati dichiareranno che il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’alleanza è “irreversibile”. E nella dichiarazione finale sarà messo nero su bianco la scadenza per l’ingresso di Kiev nella Nato.

“Stiamo lottando per avere più sistemi di difesa aerea per l’Ucraina e sono fiducioso che ci riusciremo. Stiamo anche cercando di assicurarci più aerei, compresi gli F-16. Inoltre, stiamo spingendo per maggiori garanzie di sicurezza per l’Ucraina, comprese armi, aiuti finanziari e sostegno politico”, dichiara il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato al vertice Nato.

Dagli Usa nuovi armi a Kiev: presto l’annuncio

Secondo fonti dell’amministrazione americana tra i nuovi aiuti militari Usa che saranno annunciati in questi giorni potrebbero esserci Patriot e F16. Oltre alla creazione di un comando Nato a Wiesbaden, in Germania, per coordinare aiuti, addestramento e logistica per Kiev, gli altri punti fondamentali che il vertice negli Stati Uniti intende finalizzare per blindare l’Ucraina anche in caso di un cambio alla Casa Bianca sono la creazione di un fondo per assicurare un flusso di denaro continuo a Kiev e il trasferimento a Bruxelles, nel quartier generale della Nato, del coordinamento del Gruppo di contatto.

Mentre la Nato invita, come di consueto, a spingere sugli investimenti in armi e Difesa. “Il principale obiettivo della Nato è la pace, la prevenzione della guerra grazie alla deterrenza”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

“Tutto questo è possibile soltanto investendo nella difesa”, ha aggiunto, ricordando che quest’anno saranno 23 gli alleati che spenderanno almeno il 2% del Pil rispetto ai soli due di dieci anni fa. “Il 2% è il minimo, dobbiamo fare di più”, ha sottolineato ancora Stoltenberg.

Venti stati membri Ue accusano Budapest di slealtà

L’accusa è quella di slealtà. Sono pronti a muoverla una ventina di Stati membri dell’Ue all’Ungheria al Coreper di oggi dopo le missioni di pace in solitaria di Viktor Orban.

Il primo ministro ungherese “sta trollando e facendo giochetti”, le sue intenzioni “sono chiare a tutti i membri del Consiglio Ue, ma potrebbero esserci conseguenze negative o confusione sul piano internazionale” per questo “è importante la nuova discussione al Coreper: vogliamo mostrargli un cartellino giallo e dire che abbiamo capito i suoi giochi o le sue cavolate”, riferiscono fonti diplomatiche interpellate sulla riunione odierna degli ambasciatori dell’Ue.

Bruxelles non è stata informata in precedenza dell’iniziativa di Orban, che nei giorni scorsi si è recato a Kiev e successivamente a Mosca e Pechino, per discutere della pace in Ucraina.

L’ira di Bruxelles verso il premier ungherese

“Nessun contatto prima, nessuna spiegazione dopo”, dice il portavoce della Commissione Europea Eric Mamer a proposito del viaggio in Cina. Rispondendo alla domanda di un giornalista cinese a proposito dello “scetticismo” verso il tentativo di mediazione del premier ungherese, Mamer ha detto: “La mediazione per definizione richiede due parti e nessuna delle due parti, né l’Ucraina né la Russia, gli ha chiesto di mediare”.

Ma Orban, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, nega le accuse – “non ho mai preteso di parlare a nome dell’Ue” – e rivendica che ora ci sono “maggiori possibilità” per un cessate il fuoco e “una roadmap per i colloqui di pace”. Intanto è stato confermato il cordone sanitario per il gruppo dei Patrioti per l’Europa (Pde), che dunque non occuperà nessuna posizione negli uffici di presidenza delle commissioni parlamentari.