La settimana corta si è rivelata un successo. Una delle maggiori sperimentazioni in Italia, quella di EssilorLuxottica, porta risultati positivi sia per i lavoratori che per l’azienda. La maggiore flessibilità è stata accolta positivamente, con ben oltre 1.500 adesioni in tutte le fabbriche italiane al nuovo modello orario partito più di un anno fa.
Questo sistema prevede venti giorni di riposi aggiuntivi l’anno, a parità di stipendio. Un successo anche sul fronte dell’azienda, che evidenzia diversi benefici nell’applicazione della settimana corta. La stessa azienda, inoltre, assicura 40 milioni di euro ai suoi lavoratori italiani come premio di risultato, con una crescita del 10% rispetto allo scorso anno e un aumento a 13mila beneficiari.
Il successo della settimana corta: tutti i benefici per lavoratori e azienda
Nel caso di EssilorLuxottica le adesioni alla settimana corta nel 2025 sono aumentate del 150% rispetto all’anno precedente. Questo modello di lavoro è stato introdotto dall’ultimo contratto integrativo aziendale. Inoltre quasi la totalità degli aderenti del 2024 ha confermato la volontà di continuare su questo percorso anche per il secondo anno.
I benefici riguardano anche l’azienda, che parla di vantaggio dell’organizzazione flessibile “a tutti i livelli”. Già oggi una persona su due nelle sedi logistico-produttivo usufruisce di un orario conciliativo, sistemi tra cui rientra proprio la settimana corta (che è il modello più diffuso).
Tra i benefici l’azienda sottolinea la riduzione delle assenze non preventivate, ma anche i risultati positivi sotto il profilo economico e operativo. Da quest’anno la sperimentazione riguarderà anche l’intero turno di lavoro di un reparto, il che vorrà dire chiudere l’area produttiva interessata per 20 giorni l’anno, con una conseguente riduzione del 50% dei costi fissi e un impatto ambientale positivo grazie ai minori consumi energetici.
La legge ferma in Parlamento, ma presto l’approdo in Aula alla Camera
Se il mondo delle imprese va avanti nell’applicazione della settimana corta, la politica ancora una volta resta indietro. La proposta di legge per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario delle opposizioni è ancora ferma alla Camera. Ma nelle prossime settimane dovrebbe approdare in Aula a Montecitorio, secondo quanto fanno sapere i capigruppo di Avs, Pd e M5s in commissione Lavoro, Franco Mari, Arturo Scotto e Valentina Barzotti. Secondo i quali ora, però, la maggioranza non ha più alibi e non può più rinviare la proposta: l’unica possibilità rimasta è quella di bocciare una misura che piace ai lavoratori. E, a quanto pare, anche alle imprese. Ma non al governo.