di Francesco Nardi
E’ l’Italia dei rancori. Questo è rimasto del movimento di Antonio Di Pietro, fiaccato dagli scandali, decimato dalle defezioni e infine liquidato dagli elettori. La scena è quella della lotta intorno alla carcassa di un animale morente nella Savana.
L’oggetto del contendere, ora che non c’è più potere, è il denaro. Quello rimasto nel forziere del partito e ancor più quello che è conservato nella cassa del gruppo di Montecitorio.
C’è sempre un puro che ti epura. Così deve aver pensato Francesco Barbato, dopo essersi convinto che il più puro poteva essere lui. E così, caduta l’ultima trincea elettorale, l’ex deputato campano si è scagliato contro la presidenza del gruppo pretendendo di conoscere i veri numeri della cassa.
Dalle irruzioni con telecamere nascoste, di cui si narra sorridendo a Montecitorio, fino alla campagna sul web #occupyIdv, Barbato procede imperterrito. “Voglio i bilanci. Sono soldi pubblici” strepita, ma per il momento il risultato che ha ottenuto è stato solo quello di rendere più movimentata la giornata ai commessi della Camera.
Sono giorni davvero particolari e non c’è nessuno che non abbia qualcosa da raccontare, così anche su Barbato iniziano a rincorrersi voci e sussurri di ogni tipo.
C’è chi racconta che l’attivismo di Barbato si giustificherebbe con la speranza di ottenere un posto da funzionario nel gruppo dei deputati grillini, agli occhi dei quali quindi cerca di far splendere la sua stella moralizzatrice. Ma nel girone della delazione la vendetta si esprime anche attraverso retroscena che risalgono indietro negli anni. E così c’è chi confida che la corsa di Barbato alla leadership dell’Idv in occasione dell’ultimo congresso era organizzata. Lo stesso Di Pietro avrebbe favorito la sua candidatura per conferire all’assise qualche sembianza di democraticità, il tutto col patto della desistenza dell’ultima ora, che poi in effetti si realizzò.
Ma Barbato non si arrende e raduna le schiere del Web. “C’è nessuno?”, così chiede su Facebook. Rispondono in pochi, come succedeva a quella particella di sodio nell’acqua minerale.
@coconardi