“Un vero disastro”. A cui i i Cinque Stelle intendono rimediare, mettendo mano alla riforma della Buona Scuola del Governo Renzi. Con un disegno di legge presentato al Senato a prima firma Bianca Laura Granato e del capogruppo a Palazzo Madama, Stefano Patuanelli.
STOP AI SUPERPRESIDI – L’obiettivo, dichiarato nella relazione introduttiva del ddl, è duplice. “Eliminare”, innanzitutto, “l’istituto della chiamata diretta” dei docenti. Abrogando, “quelle parti della riforma del 2015 che hanno permesso un accentramento di potere eccessivo in favore dei dirigenti scolastici”. Un intervento “assolutamente necessario” per “superare le aberrazioni prodotte a danno dei docenti e del sistema scolastico in generale”. Procedendo, allo stesso tempo, alla “revisione normativa degli ambiti territoriali, anch’essi introdotti dalla Buona scuola”.
In particolare, prosegue la relazione, “l’introduzione della titolarità su ambito, difatti, ha consentito la costituzione di posti ulteriori in scuole situate in comuni spesso molto distanti le une dalle altre”. Costringendo molti docenti “a faticosi spostamenti sul territorio provinciale”. Due previsioni, introdotte dalla riforma del Governo Renzi, contro le quali i Cinque Stelle muovono un vero e proprio atto d’accusa. “L’introduzione di tali novità nella legislazione di settore ha prodotto un forte svilimento della professione docente, costringendo gli interessati da una parte a dipendere dal rapporto personale instaurato con il dirigente scolastico e dall’esercizio dell’arbitrio di quest’ultimo – si legge nel testo – e, dall’altra, qualora assunti su ambito territoriale, a spostarsi di continuo da un istituto a un altro”.
Insomma, un “fallimento”, certificato, secondo i proponenti del ddl, dall’accordo sottoscritto a giugno 2018 tra il ministero dell’Istruzione e i sindacati di categoria “con cui è stata abolita – dal contratto collettivo nazionale integrativo – la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici per i docenti titolari di ambito”. Un motivo in più, secondo i Cinque Stelle, per procedere all’abolizione dei due istituti. Stabilendo, attraverso il disegno di legge all’esame del Senato, che “la ripartizione dell’organico dell’autonomia avvenga non già su ambiti territoriali ma sulle singole istituzioni scolastiche, con la possibilità dell’assegnazione ad una o più scuole, entro il limite di due comuni confinanti”.
RITORNO ALLA MERITOCRAZIA – Ma non è tutto. “Il personale docente acquisisce, di norma, la piena titolarità nell’istituto, con orario pieno a diciotto ore nella scuola superiore di primo e di secondo grado, a ventiquattro ore nella scuola primaria e a venticinque ore nella scuola dell’infanzia, fino all’esaurimento delle assegnazioni medesime – rileva ancora la relazione -. Restano invece in vigore le norme con cui si dispone che il dirigente scolastico assicuri il buon andamento dell’istituzione scolastica e svolga compiti di gestione, valorizzando le risorse umane e il merito dei docenti” . Competenze, queste ultime, già previste dall’ordinamento previgente alla riforma del 2015. Disciplina che, in sostanza, il ddl M5S punta a ripristinare. Attraverso l’abrogazione di quelle parti della Buona Scuola che “hanno introdotto nel sistema d’istruzione statale, in pura logica aziendalistica, l’attribuzione diretta degli incarichi ai docenti da parte del dirigente scolastico, con l’obiettivo di tornare nuovamente all’assegnazione meritocratica dei posti” secondo i criteri previsti dalla legislazione del 1994.