Era attesa come la fine del mondo, almeno a sinistra. Invece rischia di essere un pizzicotto al volto per Matteo Renzi. La scissione si sta sgonfiando in una scissioncina dopo il colpo arrivato con la candidatura al congresso del Pd annunciata da Michele Emiliano. Sì, perché l’impegno in prima linea del presidente della Regione Puglia ha rilanciato anche la discesa in campo di Andrea Orlando. Il ministro della Giustizia ha colto la possibilità di inserirsi nel discorso per la vittoria, facendo giocare il ruolo dell’anti-Renzi duro e puro a Emiliano, cercando così di portare a casa i voti più moderati.
Partita aperta – Insomma, si è aperta una contesa a tre dai risvolti interessanti, che ha fatto drizzare le antenne pure a molti scissionisti della prima ora. Il motivo? Con le primarie dall’esito non scontato in molti vogliono evitare il salto nel vuoto con un nuovo partito. Anche perché la partecipazione al congresso del Pd garantisce lo strapuntino di un seggio. E i posti in Parlamento sono importanti come ha chiaramente detto il ministro Graziano Delrio nel fuorionda “anti-Renzi”. Lo scacco matto di Emiliano ha prodotto un risultato fondamentale per l’ex premier: conquistare la vittoria politica, spaccando la sinistra nel partito. Ma c’è un altro risvolto: la mossa a sorpresa di Emiliano ha scompaginato i suoi piani. Il Rottamatore puntava a una incoronazione senza problemi, sfidando un avversario che fosse solo uno sparring partner. Ora teme uno “scenario francese”, dove le primarie socialiste ha segnato la netta sconfitta del favorito dell’ex primo ministro Manuel Valls. Vista così, la strategia politica di mettere alla porta la minoranza potrebbe rivelarsi un boomerang: “Emiliano ha fatto un capolavoro”, ammette, a malincuore, un bersaniano di stretta osservanza, nonostante la delusione per il voltafaccia del governatore pugliese.
Prova muscolare – L’esito di questi continui ribaltamenti non ha comunque fermato la macchina: la scissione per alcuni prosegue, anche se azzoppata. L’ex capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, stanno lavorando al progetto. La base è rappresentata dai circa 50 parlamentari (tra i 36 e i 38 alla Camera e 12 al Senato) pronti a formare i gruppi autonomi, unendosi anche ai fuoriusciti da Sinistra italiana. “L’operazione rischia però di fermarsi nel Palazzo”, svela preoccupata una fonte della minoranza. Anche se in pubblico Rossi ha mostrato i muscoli: “Noi faremo la nostra strada. Sento che intorno sta crescendo un consenso forte”. La strategia è stata peraltro esplicitata di Guglielmo Epifani, tornato di nuovo in auge. La fuoriuscita dal Pd è solo “un arrivederci”, ha ammesso l’ex leader della Cgil. Un messaggio nella bottiglia ai candidati al congresso: in caso di sconfitta di Renzi, gli scissionisti sono disponibili a tornare alla casa-madre.