Robert F. Kennedy Jr. incarna la parabola del negazionista che, messo di fronte alla realtà, deve abiurare in fretta e furia. Per anni ha diffuso disinformazione sui vaccini, insinuando correlazioni inesistenti tra l’Mmr e l’autismo, predicando la diffidenza verso ogni obbligo sanitario. Poi, di fronte a un’epidemia di morbillo in Texas e alla morte di un bambino, il segretario alla Sanità degli Stati Uniti ha dovuto piegarsi all’evidenza: la vaccinazione è “fondamentale per evitare malattie potenzialmente mortali”, ha scritto. Una conversione tardiva, ma non innocente.
La disinformazione che ha alimentato l’epidemia
Prima di ottenere l’incarico sotto l’amministrazione Trump, Kennedy Jr. era il volto di una propaganda costruita sull’allarmismo e sulla manipolazione. Sosteneva che i vaccini fossero un pericolo, che le autorità sanitarie mentissero, che il morbillo fosse una malattia tutto sommato gestibile. Ma i numeri raccontano un’altra storia: tra gennaio e marzo 2025, il Texas ha registrato 146 casi di morbillo, con un bilancio che ha riportato indietro di decenni la sanità pubblica statunitense. L’ultimo decesso infantile dovuto al virus negli Stati Uniti risaliva a più di dieci anni fa.
Le cifre della storia parlano chiaro. Prima dell’introduzione del vaccino negli anni ’60, ogni anno si registravano negli Stati Uniti oltre 530.000 casi di morbillo e 440 decessi, con un tasso di mortalità di 1 su 1.205. Il virus, altamente contagioso, si trasmette per via aerea e può causare complicazioni gravi: polmonite, encefalite, cecità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetutamente ribadito che solo una copertura vaccinale superiore al 95% può evitare il ritorno di focolai.
L’inevitabile resa ai fatti
Ora, dopo anni di sabotaggio scientifico, Kennedy Jr. si trova a dover dirigere le istituzioni sanitarie che aveva contribuito a screditare. Ha dato mandato al CDC e all’Administration for Strategic Preparedness and Response di supportare le autorità locali, assicurando assistenza tecnica e fornitura di vaccini. Ha persino incontrato il governatore del Texas, Greg Abbott, per coordinare gli interventi. Mosse che segnano una frattura netta con il suo passato, ma che non cancellano la scia di danni che ha lasciato.
L’American Medical Association ha attribuito il calo delle coperture vaccinali anche alla disinformazione diffusa da figure pubbliche come Kennedy Jr. Nel 2024, uno studio del CDC ha certificato che la percentuale di bambini statunitensi immunizzati con MMR era scesa all’89%, aprendo la strada a nuove epidemie. L’OMS ha avvertito che il morbillo resta una delle principali cause di mortalità infantile prevenibile con vaccino.
Non basta una dichiarazione riparatoria per annullare gli effetti di anni di mistificazioni. Tra il 2010 e il 2023, negli Stati Uniti si sono registrati oltre 2.500 casi di morbillo, con una ripresa della diffusione nelle aree dove la copertura vaccinale era più bassa. Il tardivo ravvedimento di Kennedy Jr. non sarà sufficiente a invertire la tendenza, ma può forse riaprire il dibattito sul costo umano della propaganda pseudoscientifica.
La gestione dell’epidemia in Texas dimostra, ancora una volta, che le politiche sanitarie non possono essere ostaggio di posizioni ideologiche. Kennedy Jr. ha passato anni a erodere la fiducia pubblica nei vaccini, e ora si trova a dover difendere quello stesso sistema immunitario collettivo che aveva contribuito a indebolire. La sua abiura arriva troppo tardi per chi ha pagato con la vita. Ma almeno ora non potrà più fingere di non sapere. Chissà che ne pensano i suoi seguaci in Italia.