L’ultimo boccone a cui aspira la famelica sanità privata è il medico di base. Prima terra di conquista è il Veneto, dove la BMed Me.di.ca Group, un centro di sanità privata, ha deciso di lanciare a Mestrino, un Comune in provincia di Padova, il Family doc che altro non è che il vecchio caro medico di famiglia a pagamento. Si legge sul sito: “Si chiama Family Doc, ed è un servizio di medicina interna in regime privato, con un tocco di simpatia e calore familiare. Con noi, sentirsi a proprio agio è la norma, al costo di 50 euro”.
“Si tratterebbe di un medico ‘simpatico’ che fornisce prestazioni specialistiche a prezzi contenuti. Può prescrivere farmaci a pagamento – spiegano Manuela De Paolis, segretaria confederale Cgil Padova, Stefania Botton, segretaria territoriale Ust Cisl Padova e Rovigo, e Massimo Zanetti, coordinatore provinciale Uil Padova – visite e prestazioni specialistiche a pagamento e non si sostituisce al medico di medicina generale”.
“Non si capisce perché i cittadini, – spiegano le tre organizzazioni sindacali, unitariamente – che già pagano le tasse per la sanità pubblica, dovrebbero preferire questo servizio a quello del medico di medicina generale convenzionato. Questa nuova e pericolosa tendenza a offrire servizi simili, ma non alternativi alla medicina generale convenzionata, inserisce il diritto alla salute in una logica di mercato. La persona che si trova in una situazione di fragilità non deve diventare strumento di profitto d’impresa”.
Deriva pericolosa
La Presidente del gruppo BMed Me.di.ca Group, Cristina Sinigaglia, in una nota spiega che “molti dei nostri clienti non hanno un medico di famiglia. Basti pensare a soggetti extracomunitari o comunque stranieri residenti in provincia. Altri invece si lamentano di non riuscire ad accedere ai servizi di medicina generale”. Dove il Sistema sanitario nazionale è in affanno ancora una volta sono i privati a intervenire. Si calcola che solo in Veneto mancano 748 medici di famiglia, 35 pediatri di libera scelta, 635 nella Guardia Medica e 59 dell’emergenza.
In tutto, 1.513 medici. Gli utenti del Ssn che rimangono senza medico di famiglia sono quindi un milione e 400 mila su una popolazione totale di 5 milioni. Più di un abitante su 5. Ma il Family doc non potrà in nessun modo, almeno per ora, sostituire il medico di base nonostante l’accattivante messaggio promozionale. Anche la legge regionale veneta infatti prevede tre distinti canali: il servizio pubblico, il servizio convenzionato e il servizio privato. L’ingresso al canale privato fin dalla medicina di base quindi costringe gli utenti a continuare sullo stesso regime: qualsiasi visita specialistica, qualsiasi farmaco e qualsiasi approfondimento terapeutico costerà parecchio nelle tasche di chi si illude di poter ovviare la carenza di medici con gli studi privati.
Per il capogruppo del M5S in Commissione Affari sociali alla Camera, Andrea Quartini, si tratta “dell’ennesimo colpo alla sanità pubblica, l’ennesima strizzata d’occhio al sistema privato” mentre Enrico Cappelletti, parlamentare veneto del M5S, ha sottolineato come questa pratica rappresenti “un passo indietro nel garantire un sistema sanitario equo e accessibile per tutti i cittadini. La Destra del nostro Paese continua a mettere in discussione il diritto alla salute, considerandolo un bene di lusso a carico degli italiani”. È vero, il Family doc non ha il ricettario del Ssn e quindi non può essere un componente aggiuntivo e a pagamento del servizio pubblico. Ma facciamo un esercizio di memoria? In quanti altri campi sanitari l’ingresso del privato è avvenuto esattamente così?