Lo sciopero nazionale dei medici pone l’attenzione sul massacro della sanità pubblica messo in atto dalla politica nel corso degli ultimi anni, troppi anni. Il governo Meloni sferra la botta finale con ulteriori tagli e ridimensionamenti della sanità pubblica. Ma lo scempio consumato chiama in causa la politica nazionale e regionale almeno degli ultimi venti anni con responsabilità che attraversano tutte le forze politiche che hanno governato il Paese.
Negli ultimi dieci anni circa 40 miliardi di risorse in meno alla sanità e circa 40 miliardi in più per le armi sono scelte politiche, più o meno identiche da parte di governi di centro-sinistra, centro-destra, pentastellati, tecnici. Centinaia gli ospedali, i reparti e i pronto soccorso che hanno chiuso. Tagli a posti letto e mancate assunzioni. Smantellamento dei distretti sanitari territoriali, per non parlare di 118 ed assistenza domiciliare. Poi la chicca inaccettabile del numero chiuso alle università di medicina. Il tutto con il deliberato intento di favorire la sanità privata, nella quale spesso la politica ha interessi.
La politica ha storicamente occupato la sanità, dove gira un fiume di denaro pubblico e dove si esercita potere e si può ricevere consenso. La politica occupa e controlla i ruoli apicali della sanità pubblica. I bilanci regionali per l’80% sono destinati alla sanità. In Campania poi il sistema De Luca è talmente evidente e sprezzante che risalta la scarsa capacità di controllo di legalità su quello che è accaduto negli ultimi anni, dove la sanità pubblica è stata presa a manganellate istituzionali e anche nel capoluogo, che è Napoli e non Salerno, i presidi della salute sono stati dolosamente massacrati dal governatore, sempre abile a controllare in maniera politicamente militare tutti i posti di comando per perpetrare un potere istituzionalmente tirannico con l’intuito di divenire comico nell’era fluida della politica contemporanea.
Ma con De Luca ormai vanno a braccetto anche molti di quelli che dicevano che volevano cambiare il mondo ed invece si sono ritrovati nella grande stanza del potere e nella torta della partecipazione alla gestione del denaro pubblico. Il tutto sulla pelle delle persone e soprattutto di chi non si può permettere di ricorrere alla sanità privata che ha costi alti: con buona pace degli articoli 3 e 32 della nostra Costituzione che garantiscono tra i principi fondamentali della democrazia il diritto alla salute e l’uguaglianza dei cittadini.