L’Italia è il Paese che registra un tasso di infezioni contratte negli ospedali tra i più alti in Europa. Vittorio Agnoletto, membro del direttivo nazionale di Medicina Democratica, che ne pensa?
“Si tratta di un dato che resiste da tempo ed è dovuto a due ragioni. L’antibiotico- resistenza e la mancanza di attenzione e di programmi mirati all’interno degli ospedali a prevenire le infezioni. Noi abbiamo poco meno di un terzo dei morti per antibiotico-resistenza di tutta l’Ue ed è dovuto questo all’uso spropositato di antibiotici che facciamo in Italia. E qui entra in gioco un problema grosso di educazione sanitaria. Che andrebbe non solo rivolta ai medici ma anche alla popolazione. La salute da noi è diventata un mercato e siamo nelle mani delle case farmaceutiche, degli informatori farmaceutici. C’è l’assenza forte dello Stato nel fare un’informazione corretta sui farmaci. Oltre al fatto che nelle strutture sanitarie la prevenzione è la cenerentola di tutte le discipline”.
Il presidente dell’Iss, Rocco Bellantone, ha detto che l’intramoenia degli specialisti nell’ambito del Ssn andrebbe bloccata almeno fino allo smaltimento delle liste d’attesa.
“Noi come Medicina Democratica continuiamo a dire che se le strutture sanitarie pubbliche non rispettano i tempi necessari per fare visite ed esami, secondo le indicazioni contenute nelle prescrizioni dei medici di famiglia, dovrebbero sospendere l’attività di intramoenia. L’intramoenia non nasce per scavalcare le liste di attesa. Nasce con un altro obiettivo: cercare di ridurre la fuga verso il privato dei medici pubblici. Una sorta di forma economica integrativa. E per il cittadino risponde alla richiesta di fare l’esame con quello specifico medico. Il punto è che avendo in Italia gli stipendi nel mondo sanitario – medici e infermieri – tra i più bassi di tutta Europa oggi togliere l’intramoenia da un momento all’altro significa spingere i colleghi ad andarsene. Sarebbe necessario un combinato disposto. Ovvero aumentare significativamente gli stipendi dentro gli ospedali e, a quel punto, cancellare l’intramoenia. Gli operatori sanitari che sono andati via negli ultimi 20 anni sono stati 180mila”.
Il ministro della Salute ha annunciato un decreto ad hoc. Alcune anticipazioni parlano di taglio delle prescrizioni per contribuire a risolvere il problema delle liste d’attesa.
“Noi dobbiamo rispettare l’agire in coscienza da parte dei medici nel decidere quali sono le terapie e gli esami da fare. Il punto è che in un sistema dove la sanità è stata trasformata in un mercato e la nostra salute in merce e i cittadini in clienti, tutto viaggia con la regola del mercato. Ma l’educazione sanitaria si fa combattendo il mercato non riducendo l’autonomia scientifica e professionale dei medici. In Lombardia l’assessore Bertolaso ha fatto approvare una delibera che stabilisce i tempi da dedicare alle visite specialistiche e agli esami diagnostici; per esempio, 15 minuti per un’ecografia all’addome, 20 per una visita cardiologica o ginecologica e 45 per una polipectomia. I medici vengono trasformati così in operai di una catena di montaggio. È il fordismo applicato all’interno degli ospedali”.
Nel 2023 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi.
“Le ragioni sono le liste d’attesa e i costi. Si cura chi può pagare. E così aumenta il delta tra l’attesa di vita della classe sociale povera e di quella ricca. Il governo non vuole intervenire. Dovrebbe aumentare i finanziamenti alla sanità. Tutti i governi negli ultimi 15 anni hanno tagliato fondi alla sanità per 36 miliardi. È assurdo pensare che col governo Draghi dei 193 miliardi del Pnrr, che nasce come risposta alla pandemia, solo 15 erano stati destinati alla sanità. Su questi 15 Meloni ha tagliato altri due miliardi. Appena il 7% circa del Pnrr va alla sanità. Più soldi servono dunque e politiche precise rispetto alle liste d’attesa. Il nostro Servizio sanitario pubblico agisce con convenzioni con strutture private che agiscono come parte del Ssn. Ebbene da noi, in Lombardia, il Cup (Centro unico di prenotazione) risponde solo di alcune strutture sanitarie pubbliche. Non c’è un cup unico e non c’è un controllo sulla gestione delle agende da parte delle strutture private convenzionate”.
Perché Meloni continua a parlare di aumenti record per la Sanità?
“Dove sono le assunzioni del personale sanitario? Meloni fa pubblicità sul fatto che è aumentato lo stanziamento per il servizio sanitario ma è falso. Se ai soldi stanziati togliamo quelli necessari per pagare l’adeguamento dei contratti e l’inflazione siamo di fronte a tagli. Al 2026 arriveremo al 6,1% del Pil come spesa sanitaria. È una soglia inaccettabile”.
Che ne pensa dell’Autonomia leghista?
“Se l’Autonomia di Calderoli verrà approvata rischia di diventare il requiem del Ssn. Rischia di distruggere quello che all’inizio degli anni 80 era ritenuto uno dei migliori servizi sanitari del mondo. Aumenteranno le differenze da una Regione all’altra. I cittadini del Sud rimarranno impossibilitati a curarsi o diventeranno clienti delle grandi strutture sanitarie private del Nord. E il Nord verrà consegnato alle assicurazioni sanitarie”.