di Alessandro Banfo
Guerra aperta o una soluzione diplomatica da trovare con incastri sempre più difficili. Il futuro dell’Ucraina è a un bivio mentre la tensione mondiale cresce, come testimonia il caso del caccia russo che sabato scorso ha volato molto basso sul livello dell’acqua, quasi sfiorando una nave da guerra Usa Donald Cook, che si trovava in acque internazionali del Mar Nero. La Russia insomma provoca, conscia soprattutto della sua potenza economico-energetica. Ma su questo fronte si registra l’inaspettata uscita di Tehran, pronta a sfruttare la crisi Ue-Russia. L’Iran ha infatti fatto sapere di essere disposta a fornire il gas all’Europa, per ridurre la dipendenza del Vecchio Continente da Mosca.
Un puzzle internazionale
In questo scenario di contrapposizione nell’Est del Paese continuano le tensioni dei gruppi militanti filorussi che vorrebbero ricreare a Donetsk o Kharkiv,delle nuove Crimee. Kiev però si è sempre opposta, intimando un ultimatum ai gruppi che avevano occupato vari edifici pubblici nelle regioni orientali. Scaduta la deadline il governatore di Donetsk Serghei Taruta ha annunciato l’introduzione del regime anti-terroristico. Il politico, eterodiretto dalle autorità di Kiev, ha spiegato che la misura “è necessaria per la tutela della pace e dell’ordine nella regione”.
“Sono terroristi e non permetteremo loro di dominare la nostra terra. Non si può permettere un’escalation della violenza”, ha aggiunto. Il presidente ucraino Oleksandr Turchynov vuole però che le proprie azioni vengano valutate con la giusta prospettiva da parte della comunità internazionale. Per questo motivo al telefono con il segretario generale Ban Ki-Moon, ha chiesto all’Onu di sostenere “l’operazione antiterrorismo nell’est” dell’Ucraina, “con professionisti e osservatori che potrebbero verificare la legittimità delle nostre azioni”. Ma ha comunque firmato a firmato il decreto che ordina l’operazione contro i separatisti.
Bastone e carota
Da un lato il pugno duro quindi. Ma nell’altra mano il governo di Kiev fa intravedere la carta della diplomazia. Turchynov infatti, anche per cercare di tenere a banda le voglie separatiste nel Paese, ha offerto una grossa apertura.
Kiev infatti non sarebbe contraria a un referendum sullo status di quelle regioni, purché svolto in un “election day” in cui sarebbe accomunato alle prossime elezioni presidenziali, fissate per il 25 maggio.
Perché, spiega il presidente, “sono certo che la maggioranza voterebbe per un’Ucraina indipendente, unitaria e democratica”.
La guerrafondaia pacifista
Intanto sul caso è arrivato l’intervento di Yulia Timoshenko, candidata alle presidenziali ucraine del 25 maggio e forte sostenitrice delle rivolte di piazza Maidan che hanno portato alla caduta dell’ex uomo legato al Cremlino Viktor Yanukovich. Questa volta però l’ex premier ha mostrato il suo inedito lato “pacifista”. L’ex esponente della Rivoluzione arancione si è infatti detta contraria all’uso della forza contro i filorussi dell’Est, che a suo avviso ‘’porterebbe quasi certamente ad uno spargimento di sangue su vasta scala e con ogni probabilità ad una aggressione della Russia’’. Sono parole che vanno lette alla luce anche delle possibili mosse russe. Perché sono decine di migliaia i soldati di Mosca ammassati alla frontiera orientale ucraina e negli eventi delle ultime ore nelle regioni a maggioranza russofona la Russia potrebbe trovare facilmente il pretesto per un intervento militare molto simile a un’invasione.
Ecco allora che la situazione migliore per risolvere i problemi nel Paese sarebbe sicuramente quella diplomatica. Peccato che anche questa prospettiva appaia come un cubo di Rubik da risolvere in meno di un quarto d’ora. La prova? Il braccio di ferro andato in scena al Palazzo di Vetro tra Russia e Occidente. Nel corso della riunione di emergenza svoltasi nella serata del 13 aprile al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a New York, il vice segretario generale Onu per gli Affari politici, Oscar Fernandez Taranco, ha affermato che la situazione nel Paese “è più esplosiva che mai”, sottolineando che la Russia fronteggia il rischio di un allargamento della crisi nell’ex repubblica sovietica. Ma il debole governo ucraino riuscirà a trovare una soluzione senza scatenare una guerra?