Proprio mentre la Russia si vendica dell’attacco nella regione di Kursk intensificando gli attacchi su tutta l’Ucraina, il governo di Volodymyr Zelensky va in frantumi a causa di una pioggia di dimissioni. L’ultima in ordine di tempo è quella più inattesa visto che a presentarla è stato il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba. Lo stesso, con una lettera indirizzata al Parlamento di Kiev, ha chiesto “di accettare le mie dimissioni” senza tentennamenti.
Un passo indietro pesante perché Kuleba è da sempre ritenuto un fedelissimo di Zelensky. Cosa ancor peggiore è che le dimissioni dell’ormai ex ministro arrivano dopo che altri tre esponenti del governo hanno presentato le dimissioni. Si tratta del ministro responsabile della supervisione della produzione di armi durante la guerra, Oleksandr Kamyshin, in carica dal marzo 2023, e anche consigliere del presidente; del ministro della Giustizia, Denys Maliuska, e del ministro dell’Ambiente, Ruslan Strilets. Ha fatto un passo indietro anche il presidente del Fondo demaniale dell’Ucraina, Vitalii Koval.
Tutti motivi per i quali il presidente ucraino ha annunciato l’intenzione di effettuare un rimpasto che potrebbe avvenire già nelle prossime ore e che, secondo le più recenti indiscrezioni, potrebbe coinvolgere il 50% del proprio esecutivo.
La Russia avanza in Ucraina e il governo di Zelensky va in frantumi
Insomma quanto sta accadendo a Kiev è un vero e proprio terremoto politico che non è passato inosservato a Mosca. Infatti Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, all’agenzia russa Tass ha commentato con ironia: “Autunno, cadono le foglie e i rami si mostrano nudi”. Del resto, per il Cremlino, questa ondata di dimissioni è diretta conseguenza delle più recenti mosse militari volute da Zelensky in prima persona e osteggiate da parte del suo stesso governo.
Una su tutte è l’offensiva ucraina nella regione di Kursk che avrebbe dovuto costringere Vladimir Putin ad arrestare la propria marcia nel Donbass, ma che non ha prodotto i risultati sperati.
Malcontento diffuso per l’avanzata della Russia
Anzi, l’effetto dell’incursione in territorio russo, salutata con favore dai media occidentali, ha solo allontanato ogni prospettiva di pace e scatenato la furia dello zar che ha riversato una pioggia di missili e bombe su tutta l’Ucraina. Una reazione rabbiosa che ieri ha interessato anche Leopoli, la città al confine con l’Europa, dove diverse strutture sono state rase al suolo.
“Edifici residenziali sono in fiamme nella zona della stazione ferroviaria principale” di Leopoli, è quanto scrive su Telegram il sindaco della città, aggiungendo che “molte finestre sono andate in frantumi nella zona delle vie Konovalets, Braty Mikhnovski e Melnyk”. Un blitz in cui sono stati registrati 17 feriti, tra cui 2 ragazzini di 10 e 15 anni, 5 dei quali risultano in gravi condizioni. Pioggia di bombe che ha interessato anche Kryvyi Rih, nella regione di Odessa, e altre importanti città del Paese.
Kiev chiede agli alleati altre armi: “Non c’è più tempo”
Davanti alla reazione furente dello zar, l’Ucraina è tornata a chiedere più impegno e forniture militari ai propri alleati. “La Russia deve perdere e deve rispondere dei crimini di guerra. Per farlo, occorre che l’Ucraina rafforzi il sistema antimissile e possa distruggere i bombardieri strategici e le loro basi nel profondo della Russia”, è quanto dichiarato da Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky. In un’intervista al Corriere della Sera, Podolyak ha poi aggiunto che “sono necessari nuovi investimenti nelle nostre capacità produttive belliche e abbiamo urgente bisogno di ricevere massicce forniture militari dagli alleati”.
Stessa linea di Zelensky secondo cui “ciascuno dei nostri partner nel mondo che aiutano l’Ucraina nella difesa aerea è un vero difensore della vita. E tutti coloro che convincono i partner a dare all’Ucraina più spazio per rispondere equamente al terrorismo, stanno lavorando per prevenire proprio questi attacchi terroristici russi contro le città ucraine. Il terrorismo deve essere fermato”.