Ormai è un metodo. Il metodo La Russa prevede la truffa semantica per cui “la pacificazione” sulla storia del fascismo in Italia prevede il diritto di inventarsi un’altra storia che non ha niente a che vedere con la realtà.
Ignazio La Russa, nostalgico mai domo del fascismo italiano e incidentalmente seconda carica dello Stato, ieri ha pensato bene di rilasciare un’intervista a Repubblica ci fa sapere che “l’antifascismo non è nella Costituzione” perché “i partiti moderati non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss”.
Apriti cielo
Inevitabile la polemica (che La Russa ama, perché ci sguazza): il leader dei Verdi Angelo Bonelli lo invita a rileggere la dodicesima disposizione della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista definendo il presidente del Senato “una vergogna per le istituzioni”; Alessandro Zan (Pd) parla di “negazionismo” e di un La Russa “sempre più imbarazzante e inadeguato”; Ivan Scalfarotto, senatore di Azione-Italia Viva, invita La Russa a “guardare bene” nella Costituzione; “Se non fosse la seconda carica dello Stato si potrebbe affermare che siamo di fronte alla reincarnazione del Galeazzo Musolesi delle Sturmtruppen”, dice il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che chiede al presidente del Senato di dimettersi il prossimo 25 aprile “per mettere d’accordo tutti”.
Perfino il compito sindaco di Milano Beppe Sala perde la pazienza: “Qual è il problema di fare un esame di coscienza e fare i conti con il passato?”, chiede Sala rivolgendosi a Fratelli d’Italia.
Osvaldo Napoli, membro delle segreteria nazionale di Azione, accusa La Russa di dire “sciocchezze” mentre la segretaria del Pd Elly Schlein risponde che “l’antifascismo è la nostra Costituzione”.
Che anche questa volta il presidente del Senato abbia esagerato si scorge dalla mancanza di difese in suo favore. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non nasconde il suo nervosismo.
Sono di poche settimane fa le parole di La Russa su via Rasella (“è stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS”) che scatenarono una bufera e fecero perdere la pazienza alla premier.
A difendere La Russa ci prova Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia al Senato, spiegando che la parola “antifascismo” non c’è nella Costituzione.
Quosque tandem…
È la linea difensiva dello stesso La Russa che, ovviamente, è stato frainteso: “Il mio riferimento non era “all’antifascismo” ma all’assenza in Costituzione della “parola antifascismo”, essendo i valori della Resistenza, a cui mi sono esplicitamente richiamato, espressi in positivo nella prima parte della Costituzione”, spiega.
Evidentemente il commento di La Russa era editoriale, non politico. Tanto, come al solito, l’obiettivo di dare un altro colpetto alla memoria e alla Storia è stato assestato. Un presidente del Senato che ogni volta prova a esagerare, ogni volta viene frainteso e poi vigliaccamente interpreta la parte dell’utile idiota dimenticando di chiedere scusa.
Quousque tandem abutere, La Russa, patientia nostra?, direbbe Cicerone. Quanto insozzare possiamo ancora sopportare nell’avvicinamento ad un 25 aprile che mai come quest’anno è stato calunniato dalle più alte cariche dello Stato? Questa è la domanda che “mette d’accordo tutti”.