Ignazio La Russa è furioso. La puntata della trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci in cui vengono tracciate le traiettorie politiche e imprenditoriali della sua famiglia ha scatenato le ire del presidente del Senato che attraverso il suo portavoce annuncia querele non solo alla trasmissione Rai ma anche contro chiunque osi continuare a parlarne.
Report ha ricostruito i collegamenti del padre, che all’epoca era segretario del Partito Fascista a Paternò, con finanzieri come Michelangelo Virgillitto e Raffaele Ursini, oltre a quelli con Michele Sindona. Il “banchiere di Dio” è morto in carcere dopo un caffè al cianuro. Nella puntata si è parlato anche delle dichiarazioni del colonnello dei carabinieri Michele Riccio sul capomafia Luigi Ilardo secondo cui Cosa Nostra avrebbe dato indicazioni nel 1994 di votare in Sicilia Orientale Antonino La Russa e suo figlio Vincenzo.
Inchiesta sul sistema di potere del presidente del Senato Ignazio La Russa. Che scappa dal contraddittorio e minaccia con gli avvocati
Nel 1956 Antonino si trasferì a Milano insieme ai figli Vincenzo, Ignazio e Romano. Secondo Report proprio per dare una mano a Virgillitto che nel frattempo aveva scalato con l’aiuto di Sindona la Liquigas. Antonino è stato vicepresidente dell’azienda. Nella sua nota il presidente del Senato sottolinea i “quasi due mesi di costose ricerche e di troupe sguinzagliate in varie regioni d’Italia” che a suo dire non avrebbero trovato “nemmeno un briciolo di attività non solo illegali ma anche solo inopportune”. Il presidente del Senato oltre che acconciare querele ha anche prodotto un’innovativa “autointervista”: ripreso in video ha risposto alle domande che il suo portavoce gli ha posto senza nessun contraddittorio, senza nessuna mediazione, al di fuori di qualsiasi canone giornalistico e istituzionale.
Nella sostanza, niente di nuovo circa l’allergia di questo governo nei confronti della stampa. Per il presidente del Senato tutto ciò che riguarda l’indicazione di Cosa Nostra di votare per i La Russa sono circostanze false e calunniose. Anzi, sarebbe impossibile perché “Antonino La Russa non era più candidato e il figlio Vincenzo (peraltro mai appoggiato elettoralmente dai familiari) era candidato non con Forza Italia bensì con l’Udc di Casini”. E “mai tale circostanza ha avuto alcun seguito giudiziario, anche minimo, né mai è stata contestata agli interessati”. Cosa che Report chiarisce: né Vincenzo, né suo padre sono mai stati indagati per le dichiarazioni di Ilardo. Le precisazioni di La Russa sono molteplici e minuziose.
Anziché rispondere alle domande della trasmissione Rai l’esponente di FdI si fa intervistare dal suo portavoce
Il portavoce dell’associazione Articolo 21 Beppe Giulietti sottolinea come “al querela bavaglio scagliata da un governante o da una carica istituzionale ha comunque un effetto dirompente, punta a scoraggiare altre inchieste, si tratta di un avvertimento rivolto ad ogni cronista, infatti si annunciano denunce anche contro chi decidesse di riprendere l’inchiesta curata dalla redazione di Report e da Giorgio Mottola, cronista rigoroso, abituato a verificare e riverificare le fonti, stimato da chiunque abbia a cuore l’Articolo 21 della Costituzione”.
Per Giulietti le minacce a Report “meritano una risposta unitaria, non solo da parte delle associazioni dei giornalisti, ma anche dai cittadini minacciati nel loro diritto ad essere informati”: “l’Italia, con le querele annunciata da La Russa, ha conquistato il primato europeo per il numero di esposti presentati da rappresentanti delle istituzioni e del governo, superando anche Ungheria e Polonia”, ricorda Giulietti. La strategia ormai è sempre la stessa: far passare le domande come “attacchi”, confondere il piano giudiziario con quello di ciò che è opportuno per un esponente politico di primo piano. L’attacco a Report probabilmente è appena iniziato.