“La riforma Meloni-Nordio? Addio indagini sgradite ai politici”. Parla il segretario Anm, Casciaro

Parla il segretario generale Anm, Salvatore Casciaro: “Con la separazione delle carriere magistratura sotto schiaffo e strappo ai principi Ue”

“La riforma Meloni-Nordio? Addio indagini sgradite ai politici”. Parla il segretario Anm, Casciaro

Per il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, non ci sono dubbi: “allontanando il pm dalla giurisdizione, sarà più facile controllarne l’operato, il che consentirà di non portare dinanzi a quel giudice, la cui figura assumono di voler potenziare, le indagini sgradite alla politica”. Parole dure e amare quelle del magistrato, pronunciate nel giorno nel quale il Parlamento ha fatto il primo passo per la tanto agognata (dalla destra) separazione delle carriere dei Magistrati. Ma l’Anm non si arrenderà e si prepara allo sciopero e anche al referendum, in nome della Costituzione “cosa immensa, grandiosa, che risuona vivente nelle coscienze dei cittadini che daranno, sono certo, il loro contributo per difenderla”, conferma Casciaro.

Alla fine, l’hanno fatto: la separazione delle carriere, tanto cara a Silvio Berlusconi, è arrivata, almeno alla Camera… Credeva che il governo Meloni sarebbe andato fino in fondo?
“Se è per questo hanno fatto, stanno facendo, di più. Oltre alla separazione delle carriere stanno rendendo i magistrati l’unica categoria professionale che non avrà possibilità di votare per i propri rappresentanti. Possono farlo avvocati, ingegneri, medici, e perfino i soci dei circoli bocciofili o i condomini che possono eleggere l’amministratore del loro condominio. Non i magistrati che, per bocca del ministro Nordio, devono essere “liberati” dal giogo delle correnti. Come? Privandoli del diritto di voto”.

Secondo la narrazione della maggioranza, questa riforma assicurerà maggior tutela per i cittadini, è così? È una riforma garantista?
“Dicono di voler rafforzare la terzietà del giudice rispetto al PM. In realtà, allontanando il pm dalla giurisdizione, sarà più facile controllarne l’operato, il che consentirà di non portare dinanzi a quel giudice, la cui figura assumono di voler potenziare, le indagini sgradite alla politica. Il giudice della riforma costituzionale Nordio-Meloni potrà vedere solo quello che altri, temo i potenti di turno, gli vorranno mostrare. Con buona pace dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, conquista di decenni di storia repubblicana”.

Uno dei motivi della vostra opposizione è il timore che il PM sia soggetto all’esecutivo, perché?
“In recenti interviste il ministro Nordio ha affermato che il pm in Italia ha un potere eccessivo, senza termini di raffronto con altri Paesi UE. Ma la riforma costituzionale lo renderà, paradossalmente, non solo arbitro dell’azione penale, ma anche delle proprie carriere e degli assetti organizzativi degli uffici di procura. Il passaggio successivo, rimasto nella penna del legislatore costituzionale, ancora inespresso ma inevitabile, sarà il controllo della politica su quel pm. Non ne fanno mistero gli esponenti della maggioranza di governo che appena c’è un provvedimento giurisdizionale sgradito tuonano: “acceleriamo con la separazione delle carriere!””.

Anche sui due Csm separati e l’alta Corte a sorteggio avete manifestato la vostra contrarietà, per quale motivo?
Si frammenta il potere giudiziario in pezzi più piccoli e si affida alla “sorte” l’indicazione di coloro che dovrebbero tutelarlo dai condizionamenti della politica. Nell’Alta Corte, destinataria della materia disciplinare, pm e giudici, categorie senza più punti di contatto, saranno entrambi in minoranza nei collegi di disciplina. Una magistratura sotto schiaffo e, insieme, uno strappo ai principi europei sullo Stato di diritto.

Lei ha detto che le riforme varate fino a oggi dall’esecutivo mirano a indebolire l’azione penale nei confronti dei potenti, conferma?
“Metto in fila riforme già varate e altre in corso di approvazione. La soppressione dell’abuso d’ufficio e, in parte, del traffico di influenze che hanno determinato una sorta di amnistia mirata, cancellando migliaia di condanne definitive, e poi gli interventi per limitare la durata delle intercettazioni col ddl Zanettin o per ridurre i controlli della Corte dei conti e, ancora, la c.d. legge bavaglio che mira a ridurre gli spazi di libertà per la cronaca giudiziaria e, di riflesso, l’informazione dei cittadini. Ed, ora, il ddl di riforma costituzionale approvato alla Camera. Come non cogliere una linea di tendenza?”.

Per contrastare la riforma, a quali azioni avete pensato come magistrati, sciopererete?
Lo sciopero ci sarà, nei tempi stabiliti dagli organi deliberativi dell’Anm, ma non è che un tassello di un impegno comunicativo più ampio”.

Se anche al Senato, come è lecito pensare, passerà la “riforma”, e si andrà al referendum, come tenterete di far capire ai cittadini il vostro punto di vista? Su quali “tasti” batterete di più, visto che si tratta di una materia un po’ “ostica” per i non addetti ai lavori e che i mezzi di comunicazione vicini al governo spesso non vi ritraggono nel migliore dei modi (per usare un eufemismo) …?
Non ci ritraggono nel migliore dei modi perché si vuole trasformare il referendum costituzionale in qualcosa di diverso, in un plebiscito sulla magistratura, ma la posta in gioco è ben più alta. Lo sforzo dell’Anm sarà quello di riportare il fuoco della discussione sulla Costituzione che, come spiegato mirabilmente in uno spettacolo di Benigni, non è un ferrovecchio della storia, superata dai tempi, ma è una cosa immensa, grandiosa, che risuona vivente nelle coscienze dei cittadini che daranno, sono certo, il loro contributo per difenderla”.