Dal 1990 in magistratura, Cesare Parodi è da qualche mese il nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM). Subentrato a Giuseppe Santalucia, esponente del gruppo progressista di Area, Parodi è stato eletto in quota Magistratura Indipendente (MI). Procuratore aggiunto di Torino, nella sua attività ha destinato grande attenzione anche al contrasto alla violenza di genere e, in particolar modo, a quella domestica.
“I giudici vogliono governare, ma se sbagliano nessuno li manda a casa”. Partiamo da queste parole della presidente del Consiglio. Un commento.
“I giudici certamente non vogliono governare e sanno benissimo quale è il loro ruolo. Il problema della valutazione dell’errore è molto delicato, ma esistono già delle leggi sul punto. La riforma prevede l’istituzione di un’Alta Corte che dovrebbe modificare il sistema: si tratta della a risposta che il governo vuole dare a questo problema all’interno della riforma e che presenta, comunque, serie criticità per molti motivi”.
C’è una guerra tra magistratura e politica?
“Rifiuto la definizione di guerra, ma innegabilmente c’è una forte contrapposizione su principi importanti. Nell’ambito democratico intendiamo manifestare la correttezza dei nostri obiettivi, nell’interesse del Paese. Il tutto dovrebbe sempre avvenire all’interno del perimetro del dibattito democratico tra istituzioni”.
Affermazioni come quelle del sottosegretario Delmastro che parla di “sentenze politiche”, non accendono invece il conflitto tra poteri dello Stato?
“Sicuramente esiste un problema di valutazione dei provvedimenti giurisdizionali, quando si afferma che l’azione del magistrato è condizionata politicamente ed è espressione di una ideologia; sono affermazioni che feriscono profondamente i colleghi che ne sono destinatari. In questo modo non si contribuisce ad alimentare un clima di serenità”.
La riforma della separazione delle carriere rischia di assoggettare l’indipendenza della magistratura al potere dell’esecutivo?
“Certamente sì. Nel momento in cui si introduce un sistema disciplinare diverso si può arrivare a condizionare le scelte dei magistrati. In tutti i Paesi in cui abbiamo la separazione delle carriere di fatto si è arrivati a un controllo della magistratura da parte dei governi. Tutta una serie di aspetti della riforma sono da valutare nel loro insieme, come ad esempio il sorteggio dei membri del Csm e la nuova prospettiva delle valutazioni disciplinare vanno a indebolire l’immagine del magistrato rendendolo più attaccabile e vulnerabile, minando di fatto l’indipendenza della magistratura. La prospettiva dello snaturamento del ruolo del pm, contenuta di fatto nella riforma, modifica gli equilibri attuali ed è prodromica all’indebolimento della indipendenza della magistratura”.
Nordio ha sempre sottolineato come una parte significativa delle spese di giustizia sia data dalle intercettazioni. Nella razionalizzazione della spesa nuove limitazioni. Senza contare quelle ai giornalisti nella pubblicazione delle stesse. Cosa ne pensa?
“Quello delle intercettazioni è un tema a me molto caro e di cui mi occupo da sempre ritenendolo uno straordinario strumento investigativo. Un diverso uso e una limitazione potrebbero avere ricadute molto negative sulle indagini su reati di impatto “minore”, al di là dei problemi legati alla mafia e al terrorismo. I costi delle intercettazioni e il tema della riservatezza non possono rimodulare o privarci di un così utile supporto, grazie alle comunicazioni molte volte individuiamo elementi fondamentali per le indagini, che altrimenti non sarebbe possibile avere. Si tratta di una scelta che potrebbe avere un impatto negativo su molte indagini”.
Nei processi civili l’arretrato non cala, ma aumenta. Nel 2024 accumulati quasi 100.000 fascicoli, fallendo così obiettivo Pnrr. Colpa dei migranti per i troppi fascicoli sulle richieste d’asilo come dice Nordio?
“Quando si parla di problemi della giustizia penso proprio a questo aspetto concreto, non riusciamo a far fronte al grande bisogno di giustizia che c’è tra i cittadini sia sul fronte civile che penale. C’è un problema strutturale di carenza di personale amministrativo su tutto il territorio nazionale e in alcune zone è particolarmente drammatico. Penso a regioni come il Piemonte, ma anche il Veneto e altre. La carenza di personale amministrativo combinato alle carenze di organico dei magistrati incide profondamente sulla qualità del “prodotto finale della giustizia”. È fondamentale che il governo investa delle risorse per porre fine a questo problema”.
C’è stato l’allarme delle Corti d’appello che con la competenza sul ricorso dei migranti rischiano il collasso.
“Non conosco i dati esatti del settore, ma è un problema generalizzato e che quindi deve essere affrontato in maniera generalizzata. Strutturale”.
Il 27 febbraio proclamato lo sciopero dei magistrati a difesa della Costituzione. Ci saranno altri appuntamenti su questa scia?
“Lo sciopero è stato il primo appuntamento di un lungo percorso fatto di convegni e sensibilizzazione verso il grande pubblico per far conoscere le nostre idee. C’è un’immagine deteriorata della magistratura e questo mi spiace molto. C’è una percezione negativa da debellare per rendere onore all’impegno e alla professionalità dei magistrati italiani. La gente deve avere fiducia nella magistratura ed è per questo che bisogna anche lavorare sulla nostra immagine, che costituisce un bene non solo per la categoria ma per l’intero Paese”.
Qualche giorno fa appuntamento in Piazza del Popolo?
“In un periodo in cui tutti parlano di tutto, da cittadino posso solo dire che auspico la pace”.