di Monica Setta
“È un governo necessario, non è certamente il migliore, che però può prendendo esempio da quanto successe in Germania con le larghe intese Merkel- Schröder”. Mario Carraro, numero uno della ricca holding di Campodarsego (Padova) leader nei trattori e nelle macchine movimento terra (con una diversificazione nell’elettronica di potenza e le rinnovabili), quotazione alla Borsa di Milano, stabilimenti sparsi fra America, Cina, India e Argentina, parla dell’economia facendo sovente riferimento alla Germania. Il suo ragionamento è semplice: 11 anni fa i tedeschi erano i “malati” d’Europa, poi dopo la stagione politica della Grosse Koalition che si è sviluppata fra il 2005 e il 2009, hanno rilanciato il loro sistema grazie ad una riforma del lavoro incentrata sulla flessibilità e a grandi riforme strutturali, a partire dalla scuola. “Ecco, Letta ha fatto bene con i primi provvedimenti legati all’economia, ma non sarà facile perché abbiamo un gap lungo 30 anni”, dice l’imprenditore, già leader della Confindustria Veneto, in questa intervista a La Notizia.
Ce la farà questo governo ad avere quel “respiro” necessario a modernizzare radicalmente il Paese?
“L’Italia in questa fase storica è così debole che un governo simile, fondato anche su molte energie nuove e voglia di fare, rischia per fortuna nostra di durare a lungo! Nel passato, gli esecutivi erano formati dalle solite facce che cascavano sempre in piedi. Oggi no, uno svecchiamento della classe dirigente politica con le ultime elezioni c’è stato e vedo tanti ministri giovani che hanno l’ambizione di resistere per dare un segno di concretezza alla loro azione. Il problema è che le nostre “larghe intese” non sono proprio la fotocopia di ciò che fu in Germania con Gherard Schröder e Angela Merkel. Noi abbiamo un sistema ancora fragile e una politica che non ha dimostrato finora una chiara maturità”.
Dunque dovremmo cogliere l’occasione delle “larghe intese” per prendere esempio dalla Grosse Koalition della Germania…
“Esattamente. Italia e Germania sono i due paesi più manifatturieri dell’Europa, addirittura all’inizio degli anni 2000 i tedeschi stavano quasi peggio di noi. Ma loro hanno continuato ad investire e ad internazionalizzare il sistema industriale mentre le aziende italiane sono ancora a tecnologia bassa e piccole. Ho letto nei giorni scorsi uno studio del professor Giacomo Vaciago, secondo cui dal 2009 ad oggi il sistema manifatturiero italiano ha perso il 12% rispetto alla Germania; il debito sale, la produzione industriale scende e la disoccupazione aumenta fino al 50% nel Mezzogiorno. Eppure mai come ora con un governo sostenuto da centro destra e centro sinistra, sarebbe possibile realizzare quelle riforme essenziali per far ripartire la nostra economia.
Basterà togliere l’Imu sui capannoni per ridare fiato all’economia industriale?
“Non è solo questo, vanno bene i provvedimenti urgenti perchè in questa fase c’ė bisogno di immettere liquidità nel sistema, ma poi bisogna affrontare il problema in modo più organico. Si sta affermando l’idea che il “ rigorismo” uccide l’economia, ne blocca lo sviluppo congelando i consumi. La politica economica del nuovo governo saprà tenere conto del necessario equilibrio fra rigore e sviluppo anche perchè i fattori macro economici previsti per il 2014 cominciano ad essere positivi”.