E’ il capo delegazione dem al governo e ministro, Dario Franceschini, a togliere la maschera al centrodestra che ha deciso di convergere sul sì al nuovo scostamento di bilancio deciso dal governo: “Una scelta di responsabilità di Berlusconi che ha politicamente costretto le altre forze di centrodestra a cambiare linea e ad adeguarsi. Chapeau”. Tanto che la leader di FdI, Giorgia Meloni, si affretta a precisare: “Il centrosinistra ha cercato di spaccare il centrodestra. Il gioco non è riuscito, è evidente che il Pd continuerà a lavorare sull’ego di qualcuno ma devono dire chapeau a tutti noi”.
Mentre il leader leghista, in evidente difficoltà, spiega: “Al Pd farebbe piacere un centrodestra diviso ma è un pio desiderio”. La verità è che il leader azzurro ha bruciato gli alleati sul tempo. Ieri di buon mattino ha chiamato i suoi deputati prima dell’inizio della seduta: Forza Italia voterà lo scostamento, auspico che lo stesso farà tutto il centrodestra. In caso contrario, avrebbe aggiunto, “facciano come vogliono”. Una frase quest’ultima che, precisa dopo l’ufficio stampa del gruppo, il leader azzurro non ha assolutamente pronunciato. Fatto sta che due ore dopo anche Salvini e Meloni si precipitano a comunicare che anche loro voteranno sì. Laddove fino al giorno prima propendevano per l’astensione.
Nella conferenza stampa successiva al voto di Montecitorio, il leader leghista appare nervoso. La verità è che la “collaborazione” suggellata ieri semina sospetti tanto nel centrodestra quanto nella maggioranza. “La prossima volta interlocuzioni dirette con i leader e non telefonate riservate in serata con interlocutori di chi punta a rompere il centrodestra”, borbotta Salvini. E rilancia minaccioso: pronti ad aprire subito due tavoli sul fisco e sulla scuola. A uscire vincitore è Berlusconi che, come dice il dem Goffredo Bettini, “ha fatto prevalere nel centrodestra una ispirazione liberale, più aperta, di responsabilità nazionale”. Oltre ad avere buon gioco l’azzurro nel presentarsi come portavoce degli interessi di autonomi, professionisti, commercianti, artigiani che beneficeranno delle misure che arriveranno con i miliardi liberati col nuovo scostamento di bilancio.
Ma c’è chi dietro la mossa di Berlusconi vede solo tatticismi e manovre di palazzo. Il suggello a tutta una serie di abboccamenti con una parte della maggioranza in atto da tempo. Si ricorda la recente norma cosiddetta salva Mediaset e, l’altro giorno, il segnale arrivato in Giunta per le autorizzazioni del Senato che ha concesso l’insindacabilità a Maurizio Gasparri e ad Anna Maria Bernini (leggi l’articolo) finiti nei guai per alcune dichiarazioni contro la magistratura. Pur non essendoci la necessità, dal momento che l’opposizione in Giunta ha la maggioranza, il Pd si è astenuto e Iv ha votato per il no all’autorizzazione a procedere nei confronti dei due azzurri. Adesso dopo il sì di ieri ci si chiede quale prezzo si debba pagare a Berlusconi.
Sempre Bettini, in un intervento sul Corriere della Sera, ha auspicato un riassetto della squadra di governo (leggi rimpasto) invitando a “chiamare anche all’interno dell’esecutivo le energie migliori e necessarie per competenza e forza politica”. Un invito che ha provocato più di un mugugno. Persino tra i Dem che almeno ufficialmente hanno sempre smentito che il dialogo con FI possa essere preludio a un allargamento della maggioranza. “Non bisogna confondere la convergenza in un momento di bisogno, con il retropensiero che si voglia far altro”, chiarisce il leader Pd Nicola Zingaretti bocciando l’ipotesi di governissimo. Che è quanto poi ha sempre ribadito Berlusconi.
Ma dell’ipotesi di ingresso di FI in maggioranza Matteo Renzi ha parlato apertamente e malignamente fonti di Iv sostengono che Giuseppe Conte voglia evitarlo perché potrebbe rimettere in discussione la stessa figura del premier. Conte, in realtà, fortemente contrario a ogni tipo di rimpasto, potrebbe non disdegnare il contributo di FI dal momento che non sembrava snobbare l’idea a suo tempo dei responsabili. Ma il premier ha fatto recentemente sapere che di “riorganizzare il perimetro delle forze che sostengono il governo” non se ne parla proprio.
E ieri ha benedetto il dialogo “ma sempre nella chiarezza dei ruoli”. Il desiderio di alcuni di allargare la maggioranza non va a sbattere e infrangersi solo sul tentativo, benché tortuoso, del centrodestra di rimanere compatto (la nota di Berlusconi nel tardo pomeriggio parla di unità con gli alleati e di mantenimento della propria collocazione politica) ma soprattutto sul no del M5S. “Chi già vocifera che la collaborazione dimostrata dalle opposizioni in Parlamento sia l’antipasto a qualcos’altro si sbaglia o si illude. La collaborazione istituzionale è un dovere che diventa necessità in questa fase così critica, ma questo è quanto”, tagliano corto dal Movimento.